REDAZIONE FIRENZE

Coronavirus. 27 aprile, la 'liberazione' delle imprese

Le aziende toscane, almeno tremila, sono a un passo dalla riapertura secondo lo scenario che si sta delineando lungo la direttrice Roma-Firenze.

Dipendenti al lavoro con mascherine (foto di repertorio)

Firenze, 22 aprile 2020 -  27 aprile, la 'liberazione' delle imprese toscane. Le aziende toscane, almeno tremila, sono a un passo dalla riapertura secondo lo scenario che si sta delineando lungo la direttrice Roma-Firenze. La chiusura delle imprese sarà allentata a partire dal 4 maggio ma già prima, dal 27 aprile, potrebbero essere concesse delle limitate autorizzazioni nel caso in cui si presentino le condizioni per una riapertura in sicurezza di attività produttive.

Lo prevede il report messo a punto dalla task force di Vittorio Colao e consegnato al premier Giuseppe Conte. In pratica per avere un via libera all'apertura si dovrebbero incrociare alcune condizioni favorevoli. Da un lato l'azienda dovrà dare la garanzia del rispetto di tutte le norme di sicurezza (distanza, uso dei dispositivi di protezione individuale), dall'altro dovrà anche trovarsi su un territorio in cui la situazione epidemiologica risulta sotto controllo.

Per questo le eventuali richieste di riapertura, secondo l'ipotesi su cui starebbe lavorando il governo, dovrebbero essere sottoposte anticipatamente al vaglio del comitato tecnico-scientifico. Sicurezza massima e contagi in ribasso: due condizioni che la Toscana ha manifestato evidentemente in queste ultime settimane. Sabato scorso dalla Regione Toscana è partita la lettera firmata dal governatore Enrico Rossi e indirizzata al premier Conte in cui si chiedeva la possibilità di far riaprire prima possibile le aziende maggiormente esposte al rischio crisi e competitività sul mercato globali.

In pratica la colonna vertebrale dell'economia toscana: i distretti del tessile, del marmo, della meccanica, del conciario, della ceramica. A condizione garantita della sicurezza all'interno delle aziende: distanza di 1,80 o doppia mascherina chirurgica o mascherina Ffp2, misurazione della temperatura in entrata, sanificazione frequente del locali, mense non più collettive, turni sfalsati. Tutte disposizioni contenute nell'ordinanza numero 38 firmata da Rossi. La richiesta collettiva era di fatto l'emanazione del Patto di responsabilità firmato, sotto la regia della Regione Toscana, da sindaci (Anci), sindacati (Cgil, Cisl e UIl), associazioni di categorie dagli artigiani ai commercianti agli agricoltori (Confindustria ha mantenuto la riserva fino all'ultimo).

Poi è scattata l'attesa in cui il lavoro diplomatico ha fatto la sua parte per ottenere il risultato finale. In campo sono scesi anche i parlamentari toscani del Pd e di Italia Viva. Prima una video conferenza con Rossi, poi, il comunicato di pieno appoggio all'iniziativa inviata al governo. "Tempi rapidi e certi per la ripartenza" in Toscana: così i parlamentari hanno rilanciano la richiesta di Rossi.

"In queste ore abbiamo maturato la necessità di questa ulteriore presa di posizione condivisa dal governo regionale e dai parlamentari che fanno riferimento alla maggioranza che sostiene la Giunta. Rispettiamo le prerogative e la difficile responsabilità del Governo nel decidere" ma "non possiamo venir meno al dovere di rappresentare" specificità, difficoltà e rischi "del sistema produttivo toscano e di reiterare alla cabina di regia, che si riunirà nelle prossime ore, la richiesta che, nella uniformità di indicazioni nazionali per gli indispensabili criteri di sicurezza e di tutela, sia valutata, rispetto alle indicazioni note, la necessità del sistema toscano di tempi rapidi e certi di una ripartenza che consenta di avviare una difficile ripresa".

Tra i parlamentari che si sono maggiormente mobilitati c'è Antonello Giacomelli, deputato dem pratese, che ha tenuto in queste settimane i contatti tra il mondo del tessile, in subbuglio, il Comune di Prato (guidato da Matteo Buffoni, anche presidente di Anci Toscana) e Roma. Il senatore di Italia Viva Matteo Renzi ha seguito passo passo l'evoluzione della vicenda tanto che nell'ultima e-news aveva sottolineato la necessità di fare presto e bene per aiutare le imprese toscana specialmente del settore moda: "Per mesi e forse anni dovremo convivere con il virus. E quindi dovremo essere flessibili e intelligenti. Può darsi che esploderanno, nei prossimi mesi, nuovi focolai. Nel caso dovremo essere molto rapidi a fare subito blocchi e zone rosse serie, territorialmente circoscritte. Ma non possiamo bloccare tutto per sempre. Ora è tempo di tornare a vivere. Da senatore del collegio sono molto contento che, ad esempio, riparta la produzione di Gucci a Scandicci. Ma tutto il sistema moda ha bisogno di un aiuto enorme. Ne ho parlato in questi giorni con gli amici di Prato, ne ho parlato con il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, con il quale ho spesso discusso in passato ma che in questa fase sostengo con tutte le mie forze".

Riaprire "almeno i reparti modelleria" delle pelletterie, delle imprese delle calzature e della moda del territorio. Lo ha chiesto Confindustria Firenze. Sarebbe un primo passo in vista della Fase 2 "che le imprese della moda chiedono con forza di aprire già dalla prossima settimana", ha detto David Rulli, presidente della sezione Moda di Confindustria Firenze, secondo cui "i nostri competitor esteri lavorano e, con buone probabilità, si stanno già insinuando fra i nostri clienti internazionali". Confindustria Toscana, pur condividendo lo spirito del Patto di Rossi, non lo ha firmato evidenziando alcune criticità riguardo il distanziamento di 1,80 e il 'carico' di norme che "non semplificano ma appesantiscono la ripresa". Gli artigiani sono stati più soddisfatti chiedendo di poter tornare a lavorare prima possibile: "Bisogna far riaprire tutte le imprese partendo immediatamente da quelle a maggior tasso di concorrenza". 

Luigi Caroppo