"Capire le sfide del futuro per pensare alla Scandicci che vogliamo. Poi parlare di nomi". E’ il cambio di passo che per l’ex sindaco Giovanni Doddoli è anche la lezione che arriva dalle primarie. Doddoli è tornato al seggio, dice, spinto dalla voglia di riportare il dibattito del centrosinistra a livello popolare: "L’affluenza e i risultati dimostrano che quando gli iscritti di un partito portano avanti una logica di autoconservazione, poi è la base di quel partito a interrompere la tendenza. Se i partiti non sono più antenne in grado di carpire gli umori dei cittadini e trasformare gli umori in un dialogo, si certifica la distanza abissale con le persone".
Ma le primarie non finiscono per essere un regolamento di conti tra correnti?
"Esprimersi è salutare, le divisioni sono un problema. E nelle fasi precedenti al voto in città, alcuni atteggiamenti facevano pensare di trovarsi nel bel mezzo di una sfida tra due partiti diversi".
La vittoria di Schlein e Fossi mette in discussione le ipotesi sulle candidature...
"La città è cambiata. E’ necessario il coinvolgimento di tutti per capire quali sfide si presenteranno e come ripensare i modelli di sviluppo. Su questo una classe politica si deve mettere in gioco. I nomi? Una conseguenza".
Pensa che per scegliere il candidato sindaco serviranno nuove primarie?
"Non saprei. Di certo quelle per il segretario hanno riportato diversi elettori a occuparsi di politica. Però non so se sia opportuno che a scegliere sia un partito di 250 iscritti il cui prodotto in termini di consenso va in direzione opposta a quel che pensano gli elettori. Su un fatto sono sicuro: chi sceglierà il candidato dovrà avere piena legittimazione a farlo".
F.M.