
Polveriera carcere, agente si sfoga "Schiaffi e pugni a ogni occasione Un controllo e si rischia la tragedia"
di Pietro Mecarozzi
"La mattina indossi la divisa, dai un bacio a tuo figlio e a tua moglie, esci di casa e speri solo di poterli riabbracciare a fine giornata". Paolo (nome di fantasia, ndr), agente della polizia penitenziaria da dodici anni e oggi di ruolo al carcere di Sollicciano, ha la voce rassegnata, e non nasconde la preoccupazione. "Le aggressioni sono all’ordine del giorno – continua l’uomo –, un semplice controllo si può trasformare in una tragedia". Pochi giorni fa l’ennesimo caso: sei agenti sono stati coinvolti in atti di violenza (uno colpito da un calcio, cinque intossicate dal fumo di un materasso in fiamme).
Paolo, come siamo arrivati a questa situazione?
"Il contesto è precipitato da qualche anno, prima non era così. Ora il carcere è in mano ai detenuti, che si sentono protetti da un’area d’impunità".
Si spieghi meglio.
"Le sezioni sono ostaggio dei gruppi di detenuti di varie nazionalità, ognuno con un suo capo. Quest’ultimi prima facevano da intermediari e collaborava affinché la situazione rimanesse nei limiti. Adesso è tutto il contrario: le tensioni, anche le più banali, vengono amplificate, e ogni occasione è buona per sferrare uno schiaffo, un pugno o un calcio a un agente".
Qualche esempio?
"Pretendono di fare una telefonata in più, anche non gli spetta, minacciandoti di sequestrati nella cella o di darti un pugno. Come dimostra il caso del sovrintendente che si è trovato chiuso in cella con un detenuto e altri tre che gridavano: ’vai, ammazzalo’".
È il punto di non ritorno?
"È difficile pensare di poter risollevare questa situazione. Anche i detenuti che qualche anno si comportavano egregiamente, adesso hanno capito che la moneta di scambio è la violenza. E poco importa se poi la condanna si allunga di qualche mese".
Pensa mai di lasciare questo lavoro?
"Molto spesso. E non solo il solo, perché tanti altri colleghi sono al limite, e non vogliono rischiare la pelle ogni giorno".
Siete abbastanza agenti per un carcere come Sollicciano?
"Siamo sotto organico da molto tempo: gli agenti sono pochi, gli orari di lavoro si allungano, le sezioni che ti vengono assegnate sono più del dovuto. E quando arrivi a fine turno la stanchezza e la poca lucidità ti può portare a fare degli errori che i detenuti raramente ti perdonano".