Olga Mugnaini
Cronaca

Piero di Cosimo: la stravaganza. Agli Uffizi cento opere dell'artista rinascimentale

I lavori di un artista fantasioso, originale, narratore di fiabe in mostra alla galleria degli Uffizi fino al 27 settembre

Gli Uffizi

Firenze, 23 giugno 2015 - Originale, fantasioso, straordinario narratore di fiabe. Come quella delle Disavventure di Sileno, compagno di Bacco, che cerca di rubare il miele dal cavo di un albero e finisce rincorso dalle vespe. Il genio di Piero di Cosimo (1462-1522) è riassunto nel titolo della mostra che la Galleria degli Uffizi dedica da oggi all’artista fiorentino, dopo l’esposizione alla National Gallery di Washington terminata il 3 maggio: «Pittore eccentrico fra Rinascimento e Maniera».

Eccentrico ma anche anticonformista e misterioso, con significati sempre sospesi fra il mito antico e l’allegoria contemporanea, con riferimenti alla Repubblica Fiorentina e alla Signoria dei Medici.

Cento opere che ricompongono le infinite suggestioni di una pittura che da un lato è debitrice ai grandi del suo tempo, a cominciare da Leonardo da Vinci e dai fiamminghi, ma che al contempo sembra anticipare di secoli le sospensioni metafisiche e le profondità del Surrealismo.

Piero di Cosimo è un appassionato osservatore della natura e da Leonardo cattura lo sfumato dei paesaggi brumosi e azzurrini; così come dai fiamminghi apprende il gusto del dettaglio, dei particolari più minuziosi. A raccontare la vocazione narrativa di Piero di Cosimo sono riuniti i pannelli delle Storie dell’Umanità, dipinti per il palazzo dei Del Pugliese, dove si racconta il progresso della civiltà umana: si comincia da un’età di barbarie e paura, dove La Caccia è solo brutale; per passare poi al Ritorno dalla Caccia, dove gli uomini raggiungono una pacifica convivenza con i satiri e i centauri. Infine l’uomo approda a un’era dominata dalla ragione, dove conoscenze tecniche e sviluppo della cultura portano al trionfo delle architetture. Ed ecco il dipinto La costruzione di un edificio ( da Saratoga), con una spazialità così limpida che richiama La città ideale di Urbino, e da far pensare alle Piazze d’Italia di De Chirico. Ma l’estroso pittore, allievo di Cosimo Rosselli e contemporaneo di Filippino Lippi, Fra’ Bartolomeo e Lorenzo di Credi (tutti presenti con le loro opere in mostra), fu ricercatissimo dalle potenti famiglie fiorentino (gli Strozzi, i Vespucci) per i soggetti sacri, anche questi resi spesso in maniera un po’ bizzarra. Come la Madonna con Gesù Bambino con una colomba, del Louvre, detta anche Madonna del piccione per la curiosa posa dell’uccello sul davanzale. Inoltre, poetico e struggente, da Londra arriva il Satiro che piange la morte di una ninfa, sullo sfondo di una distesa marina popolata di animali, i cani che richiamano la fedeltà e i pellicani simbolo di sacrificio.

Curata da Serena Padovani, Elena Capretti, Anna Forlani Tempesti e Daniela Parenti, con la direzione di Antonio Natali e l’allestimento di Antonio Godoli, la mostra prosegue fino al 27 settembre.