Careggi nella bufera, "Se aiuti Stefàno ti faremo fare carriera"

Scandalo Careggi, crediti creati ad arte per favorire il candidato. Tutti i retroscena

Pierluigi Stefàno

Pierluigi Stefàno

Firenze, 30 giugno 2019 - Il chirurgo Pierluigi Stefàno è considerato un numero uno, in sala operatoria. Ma per arrivare alla cattedra di professore associato di cardiochirurgia, gli servivano i “titoli”, perché c’era da vincere un concorso e la valutazione non si basa soltanto sugli interventi ma anche sulla produzione scientifica.

L’ex dg Monica Calamai, che aveva puntato tutto su Stefàno per far eccellere Careggi - secondo quanto ricostruito dalla squadra mobile in questa nuova inchiesta che scoperchia altri bandi pilotati nell’Auoc di Careggi - avrebbe ideato un piano: un altro associato di cardiochirurgia che condividesse con Stefàno le proprie pubblicazioni, così il candidato al concorso avrebbe visto crescere il proprio punteggio e non avrebbe corso rischi di sconfitta. Stefàno, una volta ‘leader’ della cardiochirurgia fiorentina, avrebbe ripagato il collega con un «maggiore coinvolgimento nell’attività assistenziale e chirurgica, con progressivo aumento di interventi quale primo operatore». Ma c’è chi si piega e chi no. Il professor Massimo Bonacchi ha respinto il tentativo di concussione. E ha denunciato tutto. Dopo Bonacchi, anche Sandro Gelsomino, ordinario a Maastricht e unico rivale di Stefàno al concorso vinto da quest’ultimo nel dicembre scorso, ha presentato una denuncia contro quel bando che pareva cucito su misura. Oggi, tutto è nelle mani del procuratore aggiunto Luca Tescaroli: sei indagati per tentata concussione (Pierluigi Stefàno, Monica Calamai, Niccolò Marchionni, Marco Carini, Paolo Bechi e Corrado Poggesi) più la perquisizione della squadra mobile a Tiziano Gherli, ordinario di Parma presidente della commissione del concorso vinto dal cardiochirurgo.

Secondo quanto ricostruito dalla squadra mobile, a mettere materialmente in pratica l’idea attribuita a Monica Calamai si sarebbero prestati l’ex prorettore e ordinario di chirurgia generale Paolo Bechi, l’ordinario di fisiologia e direttore del Dipartimento di medicina sperimentale Corrado Poggesi e il direttore del dipartimento cardio-toracico-vascolare Niccolò Marchionni, tutti e tre indagati per tentata concussione. In un incontro, avvenuto il 18 ottobre del 2016, circa due anni prima del concorso poi vinto da Stefàno, avrebbero «ribadito a Bonacchi che si trattava di aderire al progetto del direttore generale della Aou Careggi – la Calamai, appunto – di riunire nella persona di Stefàno la cardiochirurgia clinica». Se Bonacchi non fosse stato della partita, gli dicono in tono minaccioso, «lo avrebbero altrimenti tagliato fuori e marginalizzato di fatto escludendolo dalla attività chirurgica». In caso di partecipazione al piano invece, la sua carriera sarebbe stata in ascesa.

E infatti la carriera di Bonacchi non è mai decollata. Forse perché già dall’ottobre del 2015, a una prima “informazione”, avanzata stavolta da Bechi, Poggesi e Marco Carini, ordinario di urologia e membro interno del consiglio di amministrazione dell’Università, aveva risposto decisamente “no”. Anche allora, gli avevano prospettato di far figurare sulle sue pubblicazioni scientifiche il nome di Stefàno, già candidato re della cardiochirurgia con un curriculum da “dopare”.

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