
I genitori di Michela Noli
Firenze, 8 novembre 2019 - Una domenica, era il 15 maggio 2016, Michela Noli, 31 anni, fu uccisa con 47 coltellate dal marito Mattia Di Teodoro. Oggi la mamma Paola Alberti ha deciso di ricordare la figlia, la giovane 31enne che lavorava come hostess all’aeroporto di Firenze, con una mostra allestita, in collaborazione con il Quartiere 4, nella sala consiliare di Villa Vogel, pensata per non dimenticare Michela e per accendere i riflettori sulla violenza sulle donne. «Per mia figlia non posso fare più niente ma per le altre sì, voglio continuare a lottare per tutte le altre – si sfoga Paola –. Questi anni senza Michela sono stati terribili e purtroppo, come continuano a raccontare le cronache, i casi di femminicidio non accennano a diminuire. Ci sono ancora troppi stereotipi che andrebbero debellati e ancora troppi uomini che pensano che le donne siano una loro proprietà. Con questa mostra mi auguro di riuscire a sensibilizzare l’opinione pubblica e ad aiutare le persone a capire quei segnali sottili, a volte nascosti, che non vanno assolutamente trascurati. La vita è sacra e nessuno ha il diritto di toglierla. Rispettiamola».
Si chiama ‘Viaggio nel buio’, l’esposizione a cura di Paola Alberti contro la violenza sulle donne, visitabile fino al 20 novembre a Villa Vogel: 22 quadri, su tela e legno, in cui predominano i toni scuri che riportano a sensazioni di rabbia, disagio e crudeltà, attraverso cui è raccontata la vita di Michela da quando è nata al maledetto giorno in cui è stata ammazzata. «Attraverso i colori mi sembra quasi di accarezzarla – prosegue Paola -, solo con l’arte riesco a esprimere quello che provo, tutto il mio dolore. E’ come se fossi tornata in contatto con lei. Se la sua storia, che ho cercato di raccontare sia nel libro ‘Io, Michela’ e sia con questi quadri, riuscirà ad aiutare anche una sola donna, forse non sarà stato vano quello che è accaduto». E’ un racconto per immagini quello che la mamma ha cercato di ricostruire attraverso le sue opere: la vita di Michela da quando era una bellissima bambina, materializzata attraverso alcuni fiori come la camelia per esprimere il suo animo puro e sincero, l’hibiscus e quindi la bellezza nascosta, l’edera che raffigura l’attaccamento alla vita e il lisianthus, uno dei fiori preferiti dalla giovane hostess, scelto anche per il bouquet del suo matrimonio. Fino ad arrivare a quell’ultimo appuntamento rappresentato nell’ultimo quadro intitolato ‘La traformazione’: dall’auto in cui è stata ammazzata prende il volo una specie di onda che disegna delle farfalle che quasi toccano il cielo. Eppure fino a quando è durato il matrimonio, non ci sono mai stati episodi di violenza né fisica né psicologica, «nessun segnale che facesse pensare a tutto quello che è successo – sottolinea il padre Massimo -. Lei più volte mi ha detto: ‘Sono sicura che non mi farebbe mai del male’». Invece, quando si sono lasciati, Michela è tornata a vivere a casa dei genitori, l’ex marito allora ha cominciato a tormentarla. La pedinava, messaggi a non finire. Eppoi il maledetto appuntamento che le ha dato con la scusa di dirle addio e restituirle le sue cose.
«L’ho ammazzata». Erano le 21,47 del 15 maggio 2016 quando Mattia di Teodoro ha scritto il suo ultimo messaggio all’amico per fargli sapere di aver ucciso la moglie Michela Noli, come aveva ampiamente annunciato nelle ore precedenti. Subito dopo si è ammazzato piantandosi nel collo il coltello con cui aveva colpito più di quaranta volte Michela. «Ecco, quello che mi sento di dire a tutte le donne – conclude Paola -, e di non concedere mai un ultimo appuntamento. Mai, è una trappola che può rivelarsi fatale… Per gli uomini malati l’ultimo appuntamento vuol dire che è l’ultimo, nel vero senso della parola».