Morte di Astori, indagato il professor Galanti. "Quelle idoneità le ho firmate io"

Firenze, il luminare della medicina sportiva: «Non ho ancora ricevuto avvisi»

Giorgio Galanti, direttore del centro di riferimento regionale  di Medicina dello sport a

Giorgio Galanti, direttore del centro di riferimento regionale di Medicina dello sport a

Firenze, 11 dicembre 2018 - «Le idoneità sportive di Davide Astori le ho firmate io», il professor Giorgio Galanti, direttore del centro di riferimento regionale di Medicina dello sport a Careggi, non aggiunge molte altre parole. E’ indagato per omicidio colposo nell’inchiesta sulla morte del capitano della Fiorentina e giovedì dovrà comparire davanti al pubblico ministero. «Non ho ancora ricevuto alcun avviso di garanzia, quello che so l’ho letto ieri sulle pagine de La Nazione», dice Galanti.

Un fior di professore con un curriculum a cinque stelle, costellato da tre specializzazioni: in malattie dell’apparato cardiovascolare, medicina interna e medicina dello sport. Formalmente, l’avviso potrebbe essere notificato nel corso dell’interrogatorio con il procuratore capo Giuseppe Creazzo e il sostituto Antonino Nastasi titolari del fascicolo.

Le idoneità sportive finite all’attenzione della procura, nel capitolo fiorentino, sono quelle riferite agli anni 2016 e 2017. Il giocatore infatti, era arrivato in prestito nel 2015 (riscattato poi nel 2016 per cinque milioni) con il certificato di idoneità già ottenuto dal centro di Medicina dello sport di Cagliari. A Roma, dove pure il difensore aveva giocato in prestito ai giallorossi la stagione 2014-2015, non ha mai dovuto effettuare alcuna prova di idoneità in quanto arrivato in agosto (a prova fatta a Cagliari) e rientrato in Sardegna a giugno dove poi rifarà i nuovi test a luglio.

Dunque, gli elettrocardiogrammi effettuati al centro di Medicina dello sport di Careggi avevano messo in evidenza la presenza di extrasistoli ventricolari a blocco di branca destro, nel corso delle prove da sforzo cui il calciatore era stato sottoposto il 7 luglio del 2016 e nello stesso mese (il giorno 10) dell’anno successivo per ottenere il certificato di idoneità sportiva.

In particolare, nel referto del tracciato del 2017, era stata sottolineata dagli stessi cardiologi un’extrasistolia a due morfologie (con onde dell’elettrocardiogramma completamente diverse), un indizio che la centralina elettrica del cuore del calciatore non funzionava come avrebbe dovuto.

In base a quanto previsto dai protocolli cardiologici per il giudizio di idoneità sportiva (Cocis) con queste anomalie nei tracciati sotto sforzo il capitano viola avrebbe dovuto essere sottoposto a indagini più accurate per scongiurare la presenza di patologie cardiache potenzialmente pericolose: un holter cardiaco e una risonanza magnetica del cuore. Proprio la risonanza sembrerebbe essere la prova regina per rivelare la cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro. Una patologia subdola, che Astori non aveva ereditato (nonostante il 50 per cento dei casi sia di origine genetica), ma che – comparsa recentemente – aveva cominciato a distruggere le cellule del miocardio sostituendole a cellule di grasso e fibrose mettendo a rischio il funzionamento elettrico del cuore. Una maledetta malattia che nella notte del 4 marzo scorso ha causato prima una tachicardia e poi una fibrillazione ventricolare che ha ucciso a 31 anni il capitano viola nel suo letto d’albergo a Udine.

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