REDAZIONE FIRENZE

Monica Milanesi, la prof dei sogni . Per noi alunni: una "seconda mamma"

Per l’8 marzo, a noi studenti di seconda è sembrato doveroso commemorare una donna e un’insegnante unica 2A SANTA MARIA DEGLI ANGELI FIRENZE.

Monica Milanesi, la prof dei sogni . Per noi alunni: una "seconda mamma"

In occasione della festa dell’8 marzo, a noi studenti della seconda media, è sembrato doveroso commemorare una donna, oltre che un’insegnante, più unica che rara. Il 18 gennaio scorso la professoressa era in classe. Ci ha salutati col il suo solito sorriso benevolo dicendoci che ci saremmo tutti quanti rivisti il lunedì successivo. Purtroppo, quel lunedì a scuola non si è presentata. Non si arrendeva mai di fronte alle difficoltà e aveva a cuore il benessere e la buona condotta di tutti i suoi studenti.

Amava stare in compagnia dei suoi alunni, discutere con loro dei futuri percorsi di studio, parlare del suo cane o raccontare buffi aneddoti riguardanti le sue vecchie classi.

Con estrema delicatezza si accostava a noi ragazzi e riusciva a far emergere i talenti di ognuno di noi.

Ci ha insegnato grammatica, antologia, letteratura ma soprattutto ad essere persone migliori.

Era una docente speciale: ascoltava sempre tutti, anche nei momenti di difficoltà. Spesso e volentieri ci tirava su di morale raccontando qualcosa della sua vita; riusciva a collegare le sue esperienze agli argomenti trattati durante le sue lezioni.L’insegnamento non era un lavoro ma la sua missione. Ogni attività era importante, ogni studente un frutto da far maturare con i propri tempi. Ascolto e determinazione erano due facce della stessa medaglia.

Monica Milanesi è stata per noi un grande esempio e ha lasciato nei nostri cuori un ricordo indelebile.

Oggi sicuramente riposerà serena in cielo insieme ai suoi tre “poetoni” Dante, Petrarca e Boccaccio. Li definiva così perché per lei erano i migliori in assoluto, gli inarrivabili.

Era solita farci ascoltare canti della Divina Commedia o novelle del Boccaccio recitate da validi attori. E questa sua passione ci conquistava, ci spingeva non solo ad apprezzare la lettura ma a vivere quasi da protagonisti le storie narrate. Ogni docente dovrebbe avere un amore così profondo per la propria materia.

Il sommo poeta concluse la Divina Commedia incontrando Beatrice alle porte del paradiso. “Ragazzi, Dante si immaginò l’inferno, il purgatorio ma Dio non potè raffigurarlo. Nessuno sa cosa si trova in cielo” ci ripeteva spesso. Adesso di quel Dio potrà godere della presenza e della luce.

Carissima professoressa ci accompagnerai da lassù con i tuoi occhiali celesti come il cielo, con la tua penna rossa con cui correggevi i nostri temi scrivendo giudizi e voti e con quella blu con cui scrivevi sul tuo taccuino gli appunti della tua giornata, ma soprattutto col tuo sorriso perchè noi, e di questo siamo sicuri, avevamo un posto speciale nel tuo cuore: eravamo come i tuoi figli prediletti.