Mohamed: "Ho fatto un sogno Musulmani e cristiani insieme"

Il giovane segretario della Comunità islamica: "In città mancano ancora tanti luoghi di culto"

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"E’ tutto nato da un sogno: cristiani e musulmani insieme". Ventitré anni, musulmano, Mohamed Abou Elela è nato a Firenze da madre e padre di Alessandria d’Egitto. E’ al terzo anno di giurisprudenza ed è il giovanissimo segretario della comunità islamica di Firenze e Toscana.

Al convegno della Comunità di Sant’Egidio hai parlato di un sogno che hai avuto nel 2017, quando hai visitato Alessandria. Quale?

"Visitai Alessandria d’Egitto nel 2017 con la famiglia per le vacanze. Fui meravigliato da quella città, colma di storia e di usanze e soprattutto di moschee. La cosa che sicuramente mi ha colpito di più è sentire la chiamata alla preghiera che viene ascoltata in tutti gli angoli della città: vedere una città con un popolo che si sposta nelle moschee. Quel viaggio mi ha cambiato. Ma fu un giorno preciso che accadde: scesi di casa perché litigai con mia nonna e andai a camminare lungo la costa per ore ed ore, finché non vidi una bellissima moschea. Entrai per pregare anche se non era l’ora canonica".

E poi?

"Andai avanti ma dopo qualche ora non so perché, ma qualcosa in me mi fece svoltare a sinistra e e proseguii. Vidi un’enorme moschea di fronte a un’enorme chiesa. Fu uno spettacolo straordinario, simbolo di dialogo interreligioso, ma la cosa che mi segnò particolarmente fu quando un fratello cristiano e un fratello musulmano uscirono dai loro luoghi di culto, e dopo esserci salutati, si incamminarono insieme verso la propria meta. Quella scena mi meravigliò così tanto che in me nacque il desiderio di ricrearla nella mia amata Firenze".

E una volta tornato?

"Nacque un solo desiderio da realizzare: il dialogo interreligioso. Volevo a tutti i costi ricreare quella scena che avevo visto e cercai in rete una moschea nella vicinanze. Inizia a frequentarla ogni giorno, familiarizzando con i custodi e con i fratelli della moschea. Aiutai nella pulizia dei bagni e delle librerie, per poi iniziare una riorganizzazione dell’ufficio e della sala delle donne. Fu un vero lavoro. Fino a quando si incontrarono".

Chi?

L’imam si sedette attorno al tavolo con il rabbino e un rappresentante della Comunità cattolica. Cominciarono a dialogare ricordando il Padre dei Profeti Abramo. Ed è lì che compresi che stavo assistendo al dialogo interreligioso".

Come sei diventato segretario della Comunità islamica di Firenze e della Toscana?

"Divenni segretario della Comunità Islamica di Firenze e Toscana dopo che l’Imam Izzeddin Elzir mi notò. Passammo molto tempo insieme e in poche settimane fu come se ci conoscessimo da sempre. Mi inserì nella commissione economica per aiutare i fratelli nella gestione della contabilità e dopo qualche giorno fu convocata una riunione del direttivo dove mi elessero a segretario della Comunità islamica di Firenze e Toscana".

Molti parlano di dialogo come se fosse una forma di debolezza.

"Purtroppo questo pensiero esiste. Ma coloro che hanno avuto un’esperienza di dialogo devono accompagnare coloro che non l’hanno avuta, affinché comprendano che il dialogo non è una punto di debolezza ma un punto di forza".

Ti senti più fiorentino o più egiziano?

"E’ come camminare sopra un ponte. In vita mia mi sono sempre sentito più fiorentino che egiziano. Il mio legame con l’Italia è assai più forte rispetto al legame con l’Egitto".

Come e quanti sono i giovani musulmani fiorentini?

"I giovani musulmani fiorentini sono molti e tutti con un grande bagaglio culturale. Ci sono giovani musulmani italiani con un’origine palestinese, turca, albanese, marocchina, egiziana, algerina, macedone, kossovara, francese, libanese, senegalese e molte altre ancora. Questa multiculturalità ci permette di conoscere il mondo che ci circonda, andando ad abbattere i muri per la creazione di ponti di conoscenza verso il prossimo".

Quali ti sembrano i problemi più importanti di Firenze?

"Una città così importante che costruisce ponti di dialogo è priva ancora di molti luoghi di culto di diverse confessioni religiose".

Michele Brancale

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