
di Rossella Conte
La prima notte senza ballo, nell’estate del Covid, dopo l’ordinanza che ha disposto la chiusura delle discoteche, lascia un punto interrogativo: dove si riverserà il popolo della notte, orfano delle discoteche. "Stasera non si balla, meglio tornare a casa" raccontano Pablo e Dominga, una coppia di spagnoli a Firenze per il weekend. Pablo e Dominga li abbiamo incontrati all’esterno della discoteca Flo’. Volevano provare l’ebbrezza di muoversi al ritmo di musica su una delle terrazze più invidiate al mondo senza sapere che anche a Firenze il provvedimento del Governo ha chiuso a chiave le piste da ballo.
Il Silb, il sindacato dei locali da ballo, teme che i giovani che prima riempivano le discoteche andranno ora ad alimentare feste abusive in villa con zero controlli e nessun invito a rispettare distanze o a indossare la mascherina. "Giovedì ci abbiamo voluto provare – spiega il gestore del Flo’ Lorenzo Lupi – e abbiamo aperto ma non ha funzionato. I nostri sono luoghi di aggregazione e di divertimento, impossibile con queste direttive garantire i nostri standard. Ecco perché abbiamo deciso di chiudere: riapriremo solo quando ci saranno le condizioni per farlo. Il danno economico per un’attività come la nostra è notevole ed il pensiero va soprattutto ai cento dipendenti che lavorano intorno alla nostra azienda".
Tanti steward e pochi clienti nella prima notte delle discoteche fiorentine che hanno tentato la strada della riapertura con una formula di intrattenimento nuova. A Villa Vittoria si entra solo dopo aver superato la prova della temperatura e rigorosamente con la mascherina. La piccola pista da ballo è stata chiusa e all’interno ci sono solo persone sedute ai tavoli. "Rispetto alla settimana scorsa abbiamo perso il 50% dei clienti, dai 600 ingressi siamo a 300. Le persone, dopo la diffusione delle ultime notizie riguardo l’aumento dei contagi, sono più preoccupate. Altri invece pensano che siamo chiusi" spiega Giovanni Fittante, uno dei soci di Villa Vittoria, uno spazio nato più come un lounge e risto bar che come una discoteca.
"Abbiamo 15 addetti al controllo – riprende – che insieme al nostro staff si preoccupano che tutti rispettino le regole. In un momento come questo, in cui rispetto allo scorso anno, siamo giù del 50-60%, è stato un investimento importante. Abbiamo deciso di provarci per i nostri dipendenti e per dare un segnale alla città. Ma è dura ed è assurdo ritrovarsi in queste condizioni: credo che prima di arrivare a queste decisioni così drastiche si doveva fare qualcosa per favorire le vacanze in Italia e aumentare i controlli sugli stranieri in ingresso".
Anche Luca Sernesi, titolare dal 1997 della Suite Imperiale, ha deciso di andare avanti soprattutto per i suoi dipendenti: "Quando è iniziata a circolare la notizia della possibile chiusura molti dei miei ragazzi si sono messi a piangere – racconta -. Mi sono fatto forza e ho deciso di provarci con una formula nuova e senza ballo anche se non sappiamo come andrà. Forse rimanendo chiusi ci avremmo rimesso molto meno. Ieri (giovedì, ndr) abbiamo avuto non più di 50 persone, rispetto alle 500 della settimana scorsa. In tanti hanno paura, è stato fatto troppo allarmismo. Se va avanti così ho paura che sarò costretto a chiudere".