L’orrore dei bimbi sepolti vivi

Centinaia di bambini vengono sepolti vivi in Guinea a causa di credenze popolari macabre. Il Progetto Agata Smeralda cerca di aiutare questi bambini, ma è necessario un cambiamento di mentalità.

La vita è un dono che si riceve amando. È puro regalo, il primo che riceviamo e di cui godiamo. Ma non per tutti si concretizza. Sì, perché a N’Zerecore, nel sud della Repubblica di Guinea, si consuma l’ennesima barbarie del nostro Pianeta, in nome di credenze popolari macabre e assassine. Centinaia e centinaia di bambini, infatti, vengono sepolti vivi dopo la nascita. Il motivo? A causa delle complicanze del parto, queste creature si ritrovano orfane, ma soprattutto sono considerate colpevoli della morte della madre. Secondo una pratica animista, il bambino orfano è considerato maledetto e viene sepolto vivo. Una situazione sconosciuta a molti e della quale si occupano, dal 2008, le religiose della Congregazione Serve di Maria Vergine Madre della quale fa parte suor Jeanne Pascale, in stretto contatto con il Progetto Agata Smeralda che è al loro fianco. Suor Jeanne, domenica alle 15,30, alla Santissima Annunziata a Firenze, prenderà parte alla festa del Progetto per portare la drammatica testimonianza di quanto accade ogni giorno in quelle terre.

"La nostra Associazione benefica, infatti, da 32 anni, rivolge la propria attenzione e i propri sforzi in favore dei più poveri tra i poveri. - dice il presidente Mauro Barsi - Per questo siamo corsi in aiuto di suor Jeanne e di quei bambini che muoiono, dopo atroci sofferenze, sepolti da metri e metri di terra". "Aiutateci a cambiare la mentalità di questo popolo - chiede la religiosa - Aiutateci a salvare quei tanti bambini che muoiono anche a causa della malasanità. Non potrò mai dimenticare quell’episodio drammatico che ho vissuto sulla mia pelle. Una donna, in procinto di partorire, si è precipitata insieme al marito all’Ospedale di N’Zerecore. Al momento del parto le hanno chiesto i soldi per i medicinali e per il ricovero, ma lei, purtroppo, non li aveva. La donna è morta e con lei la sua creatura. E nonostante il dramma che stava vivendo, ha trovato la forza per lanciare un appello a me e alle mie sorelle: “Impegnatevi a salvare le altre donne e le loro creature. Non rendete vana la mia morte, davanti ai vostri occhi”". Il Progetto Agata Smeralda ha già elargito un contributo di diecimila euro, ma è solo l’inizio.