Lavoro agile: si può anche dire basta

Paola

Fichera

Il lockdown ci ha costretti a forzare le tappe dello smart working. Da tempo il cosiddetto "lavoro agile" o "da remoto" era oggetto di documentati seminari e sperimentazioni più o meno riuscite. E prima che la pandemia da Covid 19 ce lo rendesse obbligatorio, lavorare da casa sembrava ai più la panacea per tutti i mali. Più facile organizzare i tempi della famiglia, meno stressante lavorare, più produttività e quindi tempi di lavoro ridotti. Insomma una conquista. Forse perché è successo tutto troppo in fretta non è andata poi così bene. Il bilancio sullo smart working, ad oggi, è in gran parte negativo, per chi lo fa (rischio di alienazione da lavoro, perdita di contatto con i colleghi, carriere in fumo. Soprattutto donne condannate a lavorare con i figli in collo), per le aziende che lo devono gestire visto che in gran parte la strumentazione tecnologica è mancante, per chi deve subire i tempi allungati di una burocrazia che, fra l’altro, era farraginosa anche prima dello smart working. Protestano quindi gli imprenditori che si devono rassegnare a pratiche lumaca, protestano i cittadini che, letteralmente, si perdono sul web alla ricerca del modulo giusto da inviare per ottenere la certificazione necessaria.

L’esempio clou di questi giorni è la Sas, la società per i servizi alla strada. Riceve su appuntamento per rispettare le norme anticovid. Morale: ci vogliono almeno 15 giorni di attesa per varcarne la soglia.

Per carità, le regole sono regole, ma in questo lungo post lockdown abbiamo tutti imparato a muoverci con le mascherine, a igienizzarci le mani, a rispettare le distanze. Se vale per supermercati e negozi, se vale per i ristoranti, per gli uffici postali e financo per le scuole, perché non possiamo tornare a frequentare ogni qualsivoglia tipo di ufficio pubblico? Se i nostri ragazzi possono star seduti per ore in banchi a un metro di distanza l’uno dall’altro, forse possiamo organizzare anche gli uffici con le stesse attenzioni e riaprire gli sportelli al pubblico con regole meno stringenti e rinvii meno insopportabili.

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