L’adozione vissuta da chi viene adottato

Mario

Lombardi *

Come insegnante ho pubblicato ben tredici articoli sull’insegnamento ma dietro un docente ovviamente c’è sempre una persona con il suo passato e il mio ha anche la parola adozione dentro di esso. Ho quindi deciso di proporre una serie di articoli sull’argomento perché offre diversi aspetti da approfondire insieme. Essendo il primo pezzo, mi sembra doveroso iniziare dall’etimologia della parola. Questa deriva dal latino adoptare, composto di ad e optare "scegliere" con i relativi derivati: adottante, adottabile adottato. Già la parola adottabile mi scatena tremila sensazioni perché mi evoca subito la vulnerabilità, la fragilità e la legherei così immediatamente al verbo scegliere.

Una persona adottabile è quindi un individuo in "vendita" perché non appartenente più ad un marchio (la famiglia) e quindi acquistabile da un’altra marca. So che è terribile analizzare tutto ciò in questi termini ma se ci pensate, non sono poi andato fuori dal tema, ho usato solo parole incisive che fanno pensare no? Una cosa acquistabile è quindi un oggetto che può andare in mano a chiunque, non può scegliere ma solo essere scelto. Ovviamente questo discorsetto diventa una bomba ad orologeria se lo riferiamo ad una persona. Di me parlerò portando esempi nello scorrere dei prossimi articoli ma intanto diciamo che io sono stato "acquistato" all’età di quattro anni e mezzo e quindi ecco in arrivo, il secondo termine evocato precedentemente: la "fragilità". A questa età hai già una piena consapevolezza di essere diverso, pensate agli occhini disperati d’amore dei cani nei canili e capirete tutto! Essere scelto è come superare un esame tanto agognato, non ti importa il voto finale ma solo passarlo! Il resto, verrà dopo! Alla prossima puntata…

* Docente di Letterealla scuola media l

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