Giovanni Pallanti
Cronaca
Editoriale

La solennità di Palazzo Vecchio

Sabato scorso è stato presentato il libro fotografico “Palazzo Vecchio“ di Massimo Listri. Come al solito le fotografie sono bellissime, e raccontano l’esterno e l’interno del palazzo con infiniti particolari, difficilmente visibili a occhio nudo.

La bellezza dell’antica residenza del potere politico a Firenze, ha raggiunto, nonostante i tentativi di musealizzazione, i nostri tempi. Musealizzazione eccessiva, che ha stravolto e contraddetto la definizione che di Palazzo Vecchio ha dato il sindaco Nardella nell’introduzione a questa opera, “Palazzo del popolo“.

Il popolo fiorentino ha poche occasioni di andare in Palazzo Vecchio. L’ultimo colpo alla funzione civica di questo luogo, l’ha dato chi ha trasferito l’anagrafe ai margini della città, oltre i viali di circonvallazione. Poteva rimanere l’anagrafe, per lo meno del quartiere storico, per evitare la completa estraneazione di Palazzo Vecchio dalla vita del cittadino comune.

Ricordo che la prima volta che arrivai in piazza della Signoria, rimasi colpito da questo castello con una torre altissima che penetrava il cielo, frutto del genio di Arnolfo di Cambio. Avevo sei anni, era una domenica di fine estate e con me c’erano il mio piccolo fratello Simone, e i miei genitori, Gastone e Cesarina.

Fu un colpo di fulmine: forza e bellezza inconsciamente si amalgamavano nella mia mente. Ho sempre pensato a quella prima impressione anche quando sono stato vicesindaco (dal 1992 al 1995) ogni volta che entravo in Palazzo Vecchio provavo la stessa sensazione. All’interno il Salone dei Cinquecento, dove tenni il mio primo discorso appena eletto consigliere, nella prima seduta post elettorale nel 1975: mi ha sempre colpito per le battaglie del Vasari, per lo stupendo soffitto a cassettoni e per le statue di Michelangelo sui lati del salone, in origine voluto da Savonarola per il coniglio maggiore della città.

Mentre il Salone de’ Dugento, oggi deturpa la grandiosità del palazzo con una struttura fissa che, più che un consiglio comunale, sembra un call center. Palazzo Vecchio è il cuore della storia di Firenze: della Repubblica fiorentina, della Signoria medicea. E poi dal 1865 al ‘71 sede del Parlamento italiano.