"La mafia? Non mi tocca" Cosa pensano i ragazzi tra legalità e incoscienza Pif: "Si rischia l’apatia"

Al convegno sull’attentato di via dei Georgofili, gli studenti ci hanno detto le loro idee. La professoressa: "I giovani devono sviluppare senso civico".

"La mafia? Non mi tocca"  Cosa pensano i ragazzi  tra legalità e incoscienza  Pif: "Si rischia l’apatia"

"La mafia? Non mi tocca" Cosa pensano i ragazzi tra legalità e incoscienza Pif: "Si rischia l’apatia"

“Amore significa ricordare

la famiglia Nencioni e Dario.

Ad ognuno un fiore diverso“. Queste righe sono tratte dalle poesie che i ragazzi delle scuole fiorentine hanno scritto per le vittime della strage dei Georgofili. I componimenti sono stati proiettati, ieri mattina, al cinema “La Compagnia“, durante il convegno: "La strage di via dei Georgofili: un racconto lungo trent’anni". L’Iniziativa è stata voluta per avvicinare i giovani alla cultura dell’antimafia e sono intervenuti, tra gli altri, Eugenio Giani e Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif.

I ragazzi affollano la sala e scherzano tra di loro, scambiandosi le cuffiette e aggiornando le pagine social.

"La strage dei Georgofili me l’hanno raccontata i miei nonni" ci confida Lapo Biagiotti, uno studente di 1ª C del liceo Leonardo Da Vinci, dal carattere più diffidente che timido. "Vivevano a Firenze e hanno sentito il botto. Mi hanno detto di aver avuto tanta paura". "Io la storia non la conoscevo" interviene Alessia Galligani, una ragazzina di 2ª F dell’Istituto Saffi. Ha i capelli liscissimi e gli occhi intelligenti. "Ma mi sono informata, prima di venire al convegno. Credo che la mafia sia ancora viva, lo dimostrano le tante ingiustizie che ci sono. Anche se a gennaio hanno arrestato Matteo Messina Denaro, ci sono ancora tanti cattivi in giro".

La professoressa Alessandra Tanini, dell’alberghiero Saffi, ci ha spiegato il lavoro affrontato con i ragazzi per educarli alla legalità. "Ad esempio, sulla strage di via dei Georgofili abbiamo fatto molte ricerche, ricostruendo le vicende e la storia di quel periodo. È necessario che i giovani sviluppino senso civico".

Ma se molti ragazzi sembrano interessati alle tematiche dell’antimafia, per altri cosa nostra è una novella da film. "Ho provato a parlare di mafia in classe, ma i miei compagni mi prendevano in giro" ci confessa Margherita Martino, una studentessa di 5ª dell’Istituto Santa Marta. "Ma stai zitta e guardati Gomorra" la canzona un compagno.

In effetti, molti studenti considerano cosa nostra come un’entità astratta, lontanissima da loro. "La mafia non ci riguarda, non è mai successo niente" ci dice Francesca Ionico, 5ª dell’Istituto Sassetti-Peruzzi. "Certo che la mafia esiste, io sono un boss mafioso" scherza Christian Rosati, 1ª G del Saffi.

"Il fatto è che questi ragazzi li capisco" sorride Pif, l’occhio sornione che guarda nel vuoto. "Sono nato nel ’72 - spiega - circa trent’anni dopo la Seconda guerra mondiale. Per me Badoglio era un personaggio delle favole. Il rischio è che i giovani d’oggi, nati nel 2009 o nel 2005, considerino Falcone come io consideravo Badoglio. Ma non può essere così: la lotta alla mafia non è un capitolo chiuso" sospira e si aggiusta i capelli. "Forse invidio la loro ingenuità, mi ricorda quando ero ragazzo e sentii il botto in Via D’Amelio. Pensai che doveva essere una fuga di gas e nient’altro".

A questo punto, La sua voce si incrina: "Dobbiamo educare i giovani alla legalità. Non possiamo permettere alla mostruosità che ha ucciso Nadia e Caterina, ma anche i piccoli Giuseppe e Salvatore nella strage di Pizzolungo, di vivere nell’indifferenza. Come diceva lo scrittore siciliano Gesualdo Bufalino: la mafia verrà sconfitta da un esercito di maestre e maestri".

Benedetta Macchini

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