Katiuscia in barca grazie ai renaioli "Meno ostacoli in Arno che in città"

La lettera di una giovane disabile: "Per le strade le barriere sono ovunque"

"Mi chiamo Katiuscia Breschi, attraverso questa lettera voglio esprimere tutta la mia gratitudine e stima ai renaioli dell’Arno". Disabile dalla nascita, una ragazza pratese, qualche giorno fa ha scritto alla redazione della Nazione per sottolineare come "Volere è potere" quando si parla di abbattere le barriere architettoniche che impediscono alle persone con difficoltà motorie di godere appieno dei servizi.

Il weekend scorso Katiuscia ha potuto infatti partecipare a un addio al nubilato proprio su una delle imbarcazioni dei renaioli, caratteristiche figure della tradizione fiorentina. Nella prima metà del ’900 questi lavoravano come operai, prelevando sabbia o ghiaia dal fiume che trasportavano su appositi barchini. Al giorno d’oggi, invece, si sono trasformati in iconici personaggi della città, che portano avanti un’antica usanza dimenticata, tanto cara agli abitanti e ai turisti. L’organizzazione, evidenzia la ragazza nella sua lettera, è stata perfetta e le ha permesso di trascorree una serata "senza fatica, senza pensare, senza preoccupazione, ed ho toccato con mano quel senso di libertà".

Il vialetto di accesso alle gondole fiorentine era infatti facilmente percorribile e circoscritto da due passamano stabili e sicuri, dove ad attendere il gruppo di donne, tra cui anche Breschi, c’erano gli operatori "professionali e simpatici che ti aiutano, ma non ce ne sarebbe stato bisogno perché l’accesso è davvero tanto agevolato e semplice, molto più che in strutture fondamentali, nelle strade o quant’altro".

La giovane ringrazia i renaioli per l’accessibilità garantita, mentre altre associazioni e istituzioni, dichiara, "Si riempiono tutti la bocca di belle parole ma poi i fatti purtroppo son ben altri, non si trovano facilmente strutture per il tempo libero accessibili come dire in maniera “normale” (passatemi il termine) a tutti".

Quale potrebbe essere, dunque, la soluzione? Katiuscia ha le idee chiare: "Gli spazi dovrebbero essere visionati e progettati direttamente da persone con disabilità. Mi spiego meglio con un esempio: i parcheggi per disabili, la posizione e la struttura stessa dovrebbero essere stabiliti da una persona che conosce le proprie difficoltà. Pur con tutta la buona volontà una persona normodotata non potrà mai capirlo, non vivendolo".

Meno parole, meno promesse vuote e prive di progetti concreti che garantiscano la piena inclusione di persone con difficoltà motorie o di altro tipo alla società. Perché non si sentano più "Figli e figlie di un Dio Minore".

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