PAOLO GUIDOTTI
Cronaca

Il paese dei coltelli lancia l’allarme: "Senza giovani addio alle botteghe"

A Scarperia sono rimaste cinque aziende. L’artigiano Gasparrini: "Si è perso interesse per la manualità"

Fabio Gasparrini, artigiano

Fabio Gasparrini, artigiano

Il "paese dei coltelli", Scarperia. Nota in tutto il mondo per il suo antico artigianato dei ferri taglienti. In passato erano decine i coltellinai, con le loro botteghe, le loro piccole fabbriche. Oggi ne sono rimasti pochi, quattro o cinque, che mantengono viva, con orgoglio, e anche con successo, la tradizione artigianale scarperiese. Se il presente è di segno positivo, con commesse di rango e clienti di prestigio, e con una produzione che non conosce crisi, il futuro è incerto e gli imprenditori scarperiesi guardano l’orizzonte con una certa preoccupazione.

Il tema è ricorrente nell’artigianato tipico: quello della mancanza di sufficiente ricambio, la scarsità di forze giovani. Fabio Gasparrini ha 50 anni ed è il titolare della ditta ’I coltelli dell’artigiano’: "Da 36 anni sono in bottega, perché iniziai a 14 anni", dice. E pone il problema: "Siamo davanti a un momento storico e molto delicato. Qui rischiamo di essere l’ultima generazione di artigiani. La dico grossa, ma ne sono convinto: chi fa mestieri come i nostri è da considerarsi patrimonio dell’umanità. E se non si trova il modo di favorire una formazione delle nuove generazioni chiuderanno le botteghe artigiane e i laboratori e chiuderanno quei negozi che vendono oggetti artigianali toscani, e che qualificano i centri storici dei borghi della nostra regione più belli e più frequentati dai turisti. Al loro posto andranno nuove gelaterie e kebab. E’ questo che vogliamo?". Gasparrini lo dice chiaramente: "Il nostro non è un settore in crisi. Noi non si sopravvive, si vive: abbiamo saputo adattare il nostro prodotto alle nuove esigenze, adesso è nei ristoranti di lusso".

Non a caso di recente la Regione Toscana ha inserito la lavorazione dei coltelli di Scarperia tra gli Igp artigianali. Ma il problema di fondo rimane: "Occorre – dice l’artigiano scarperiese – riattivare subito efficaci percorsi di formazione. Oggi si è perso interesse per la manualità e la creatività. Serve uno strumento di ingresso al laboratorio che non sia una ghigliottina fiscale. Purtroppo i contratti di apprendistato non sono fruibili per tanti motivi. Occorrono forme nuove, riattivare i laboratori artigianali. E serve che anche le scuole creino percorsi verso i contesti artigiani e tradizionali. Perché i nostri istituti scolastici non visitano più i nostri laboratori? Ormai sono anni che non vedo e sento nessuno".

E poi: "E’ importante – conclude Fabio Gasparrini - che la Regione si mobiliti per creare degli stage o tirocini come primo approccio al laboratorio artigianale. Ho letto recentemente di una mozione presentata in Consiglio regionale dalla consigliera Capirossi, nostra concittadina, che chiede di promuovere percorsi formativi specifici per i giovani, sviluppati in collaborazione con le imprese, le associazioni di categoria e integrati con il sistema scolastico. Spero si concretizzi. E senza perdere altro tempo".

Paolo Guidotti