Il dono prezioso di sir Harold

Il Tribunale di Firenze conferma la volontà testamentaria di Harold Acton di lasciare l'eredità alla New York University. La decisione suscita dibattito sulla scelta e il legame del grande intellettuale con Firenze.

La decisione del Tribunale di Firenze di lasciare l’eredità di Harold Acton alla New York University, come da volontà testamentaria, ha riproposto la figura di un gran signore della cultura, inglese di origine, ma fiorentino di nascita e di vocazione. Amico discreto di Giovanni Spadolini, si scambiavano visite fra la Casa dei libri a Pian dei Giullari e Villa La Pietra. Ricordo l’amarezza di Acton confidata al Professore, causata dalle polemiche successive all’annuncio della volontà di lasciare il suo patrimonio all’Università americana. Perché non il Comune di Firenze, oppure il Paese di origine, l’Inghilterra? Spadolini ne approvò la decisione: col vincolo che nulla venisse spostato, Acton ’obbligava’ l’Università a farsi carico dell’oneroso mantenimento del patrimonio e ad ospitare tanti giovani americani per studiare le nostre bellezze. Al fine di rendere pubbliche le ragioni della sua determinazione, Spadolini mise a disposizione dell’amico la sua rivista Nuova Antologia, che ne accolse una intervista esplicativa nel dicembre 1988. La scelta della New York University era dovuta alle origini della madre e all’apprezzamento di Acton per il cosmopolitismo degli statunitensi. Inglese in quanto a stile ed educazione, diffidava invece degli amici britannici: "Temo che se non ci fossero clausole rigorose nel mio testamento di non muovere nessun oggetto, i vari pezzi finirebbero con l’andare al Museo di Oxford, Christ Church… Io voglio tenere tutto com’è". Firenze era per sir Harold la "patria dell’anima". Aveva frequentato gli intellettuali degli anni ’30, a cominciare da Eugenio Montale, più volte ospite a Villa La Pietra, per finire col suo autore prediletto, Aldo Palazzeschi: insuperabili gli apparivano le Stampe dell’800, con l’affresco della città fatto di immagini vive, spiritose, autenticamente toscane. Sulle rive dell’Arno aveva assecondato la passione per l’arte di cui era profondo conoscitore, da Giotto a Michelangelo, a Vasari, attraverso l’Umanesimo e il Rinascimento, spingendosi fino all’età contemporanea. Firenze, punto di riferimento universale, doveva essere la mèta di tutti.

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