Giovanni
Morandi
Il desiderio di possesso nell’arte
è un sentimento naturale e ha a che fare con l’amore. E’ quindi logico che
il David di Michelangelo,
la statua più bella del mondo che pare susciti anche pulsioni sessuali, induca a tentazioni
di dominio e di trasporto senza limiti. Si narra di fanciulle che svengono alla vista di quel magnifico corpo che esprime potenza e bellezza. Quando non si insinua nelle sedotte
il veleno della gelosia vedendo il loro eroe conteso e alla mercé di tutti. Il David che si prostituisce, che è sfruttato, magari accostato in una foto menù ad una inquietante bistecca da consumare su traballanti tavolini spalmati
per strada. Il David lo abbiamo visto anche nelle scenografie di Eurovision, lo vediamo nelle vetrine dei negozi di souvenir dipinto di rosa, di verde,
di colori elettrici
o sfacciatamente lo vediamo nei suoi più intimi dettagli anatomici stampati su orribili grembiuli da cucina.
Uno scandalo, un insulto, uno sfregio. Anche se quello
non è il David ma la sua gaglioffa imitazione, riproduzione, deformazione. Ma finalmente l’orgia è finita,
il tribunale di Firenze ha vietato l’uso sconsiderato e selvaggio di quel fustacchione che non è al servizio di pochi che lo sfruttano ma è un bene di tutti. Che poi è il parere della Galleria dell’Accademia, che custodisce l’originale. Ma a che titolo l’Accademia impone questa esclusiva dal momento che non è la proprietaria ma solo la custode del capolavoro? A parte il fatto che dovremmo chiederci che cosa ne penserebbe Michelangelo della pretesa di imporre una potestà così soffocante su quello che è per antonomasia l’eroe della libertà. Su cui la Galleria vorrebbe esercitare perfino un diritto di royalty. Nonostante non regga il paragone
con le griffe della moda perché queste sono imprese private
e ricevono un danno da chi tarocca la merce mentre l’Accademia è un museo che deve occuparsi di ricerca e conservazione, non punire chi fabbrica copie di discutibile gusto. E comunque sarebbe
un terreno molto scivoloso perché finiremmo col chiederci perché no alle immagini
di David e sì a quelle della Primavera di Botticelli
o al Perseo o al Cimabue
o al Ghiberti o a Giotto e non si finirebbe più. Inserendo una discrezionalità destinata a finire fuori controllo.
Nel frattempo evitate di andare al piazzale per fotografare
il panorama di Firenze. Se vi dovessero chiedere di pagare
i diritti di autore siete rovinati.
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