I mille dubbi sull’italiano E sul fiorentino

La Crusca ha creato un nuovo dizionario per sciogliere dei dubbi sull’italiano. Domande frequenti dell’italiano parlante medio che si trova ogni giorno davanti a questioni sulla propria lingua difficili da risolvere. La mia Crusca particolare sono stati per anni, e lo sono finora, i miei amici fiorentini. Il mio primo anno a Firenze è stato ovviamente quello più complicato dal punto di vista linguistico. Non sapevo una parola d’italiano e mi trovavo in diverse situazioni dove era fondamentale saperlo parlare. A scuola di mio figlio, in banca, dal dottore… Provavo a farmi capire ma non mi riusciva, non potevo esprimermi al cento per cento e questo mi faceva diventare matta. Dopo sei mesi di scuola d’italiano e cene su cene con fiorentini, sono riuscita a capire e parlare abbastanza bene. L’unico problema, come succede spesso quando s’impara una nuova lingua, è che sentivo e imparavo tante parolacce. Si sa che Firenze e una citta dove le parolacce più forti si usano per intercalare, ma io certe parole non le capivo e non riuscivo a differenziare le parolacce dai modi di dire che si potevano usare senza offendere nessuno. Come un pappagallo, mi limitavo a ripetere quello che sentivo ogni giorno, e quindi, qualche brutta figura l’ho fatta inconsapevolmente. Ho fatto ridere tanto i miei amici e da li ho capito che era meglio chiedere cosa si può e cosa non si può dire in pubblico. Ora nel mio circolo più stretto è famosa la frase: "Ma si può dire…?" , alla quale tutti solitamente rispondono con un rotondo "No!" . Ma non solo le parolacce, io non riuscivo a differenziare l’italiano del fiorentino. Ovvero, per cinque anni, ho pensato che l’italiano che si parlava a Firenze si parlasse anche nel resto delle regioni. Solo una volta arrivata a Milano ho capito che ’granata’ o ’cencio’ erano parole fiorentine, che ’grullo” esiste solo qua, che ’groppone” da altre parti si dica schiena e che il verbo ’beccare’ esista solo in toscana. Dopo quasi undici anni in Italia mi è tutto più chiaro, ma chiedo alla Crusca di scrivere un manuale dove gli stranieri possano imparare cosa dire in caso di botta al mignolo del piede sullo spigolo del muro.

Rocio Rodriguez

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