Gratton, caso chiuso: l’arma killer buttata via

L’incredibile scoperta: la racchetta con cui fu aggredito 24 anni fa mandata al macero per svuotare i magazzini. Poteva esserci il dna

di Stefano Brogioni

FIRENZE

Sarti, Magnini, Cervato; Chiappella, Rosetta, Segato; Julinho, Gratton, Virgili, Montuori, Prini. La formazione del primo scudetto del ’56 è una canzone che allieta le orecchie dei fiorentini, ma stona quando si ripensa all’infame destino del numero otto. Guido Gratton morì a 64 anni per le conseguenze di una brutale rapina. Era il 1996. Qualcuno entrò, in una notte di fine novembre di 24 anni fa, nell’appartamentino attiguo ai suoi campi da tennis. Probabilmente voleva rubare.

Gratton si svegliò, ingaggiò una specie di corpo a corpo con il ladro. Ebbe la peggio: morì dopo una settimana di agonia. Nella club house del circolino di Candeli venne ritrovata una racchetta deformata per i colpi, un bastone e una sedia da giardino sporchi di sangue.

Era il sangue della vittima, ma su quei reperti avrebbe potuto esserci anche il dna dell’assassino. Oggi, grazie ai progressi della scienza, basta una piccolissima particella per avere una traccia preziosissima.

Lo sa bene il luogotenente dei carabinieri Liberato Ilardi, che rispolverando uno per uno i fascicoli dei vecchi omicidi irrisolti, in procura, cerca nuovi indizi dal passato.

Ma stavolta, il guizzo del detective è stato inutile. Quando all’ufficio corpi di reato del tribunale ha chiesto la trasmissione dei reperti dell’omicidio Gratton per affidarli al genetista, la risposta è stata amara: distrutti. Con un provvedimento del gip del 2008, il tribunale ha fatto così posto nel suo magazzino, all’epoca ubicato nei sottosuoli di piazza San Firenze e in un capannone di Prato. Un miope autogol.

La speranza che la scienza potesse dare una mano a risolvere il caso è così tramontata. E il responsabile è ancora più sicuro di farla franca.

Oggi, le forze di polizia stanno creando una banca dati del dna, che con il tempo può diventare un alleato prezioso nelle indagini. Ma pagano il dazio di anni e anni di arretratezza investigativa in cui tracce o profili non venivano archiviati nel "cervellone" a cui possono attingere, oggi, gli investigatori.

E allora non resta che ricordare Gratton il campione, che giusto qualche giorno fa avrebbe compiuto 88 anni e che se n’è andato prima di tanti compagni di quella Fiorentina che resterà nel mito. Nato il 23 ottobre del 1932 a Monfalcone, Gorizia, nel 1953 fece il suo esordio in Nazionale (con gli Azzurri collezionò 11 presenze) e nella Fiorentina, dove arrivò dopo aver militato nel Parma, nel Vicenza e nel Como.

Dopo aver vinto il primo scudetto della storia della Fiorentina e giocato la finale di Coppa dei Campioni contro il Real Madrid di Di Stefano e Gento, Gratton lasciò i viola nel 1959 per andare al Napoli. Successivamente ha vestito anche la casacca del Napoli.

Dopo aver smesso i panni del calciatore, si era dato al tennis. Campava dando lezioni e affittando i campi del suo circolo, all’interno del quale viveva.

Per gli inqurenti, il suo omicidio è una rapina finita male. Pochi giorni prima, in un altro club vicino al suo, c’era stato un tentativo di furto.

Altre piste, tipo quella di un regolamento di conti per un debito, non trovarono sbocchi.

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