Il Gran Caffè San Marco va avanti: ecco il piano di salvataggio

Il sindaco Nardella e l'assessore Gianassi dopo la denuncia de La Nazione hanno fatto visita allo storico locale

Gualserio Zamperini, del Gran Caffè S. Marco, col sindaco Nardella (Mori/New Press Photo)

Gualserio Zamperini, del Gran Caffè S. Marco, col sindaco Nardella (Mori/New Press Photo)

Firenze, 28 settembre 2020 - Il Gran Caffè San Marco è salvo. Dopo la denuncia de La Nazione e la mobilitazione di Palazzo Vecchio, il titolare Gualserio Zamperini ha deciso di tentare di rimanere a galla e proseguire la sua attività. Questa mattina, infatti, il sindaco Dario Nardella con l'assessore alle attività produttive Federico Gianassi, ha fatto visita al titolare dello storico caffè.

Insieme, hanno buttato giù un piano, che verrà definito nel corso di un incontro domani con gli altri commercianti della zona, che dovrebbe regalare a piazza San Marco e via Cavour una seconda vita con un mercato settimanale e il parcheggio gratuito a chi consumerà o farà acquisti all'interno di una delle attività commerciali.

“Ci spero - spiega Zamperini –, ho deciso di provarci e di rimanere aperto. Mi auguro che i nostri amministratori mantengano gli impegni presi”.  Era il 1870 quando il Gran Caffè San Marco si affacciò per la prima volta sull'omonima piazza con il nome di Caffè Fanti. Quello, che dopo Gilli, è il più antico bar di Firenze ha rischiato la chiusura. Il 30 settembre, Zamperini, che è anche console generale della Tunisia, come deciso da consiglio di amministrazione, avrebbe dovuto abbassare per sempre la saracinesca del locale al centro, solo due anni fa, di un restyling da 1milione e mezzo.

“Abbiamo deciso di darci un altro po' di tempo e di vedere come va alla luce delle promesse fatte” prosegue. In via Cavour non va meglio. Saracinesche chiuse, porte allucchettate. Anche qui, non è una questione di orario o giorno, sono abbassate perché il proprietario non ce la fa più. Non ce la fa più a continuare a sostenere gli stessi costi con entrate che, a partire dalla pedonalizzazione del Duomo, sono oggi più che dimezzate. Time out, addio sembrano recitare i vetri coperti con fogli di vecchi quotidiani da cui si possono intravedere le stanze impolverate che fino a poco tempo fa ospitavano gli scaffali pieni di merce.

Basta fare due passi per rendersi conto: in pochi metri di strada, quelli che da piazza San Marco portano al Duomo, abbiamo contato 14 attività chiuse.  Dalla storica pelletteria che ha abbassato la serranda dopo quasi 50 anni di vita al grande spazio che ospitava la prestigiosa profumeria e che oggi è ancora sbarrato. L'insegna cade quasi a terra e le vetrine sono diventate una specie di lavagna scarabocchiata dai soliti imbrattamuri. Una moria che non ha risparmiato il negozio di scarpe che si trovava al 96 rosso e quello di abbigliamento, pochi metri dopo: ora qui sventola un cartello 'Affittasi'. Pochi passi dopo, è un'ecatombe: le vetrine illuminate sono quasi luci nel deserto.  

 

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