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Fox batte Calamandrei "La fiction non lo diffamò"

Assoluzione anche in Cassazione degli autori del film trasmesso da Sky. Il legale della figlia Francesca: "Sono curioso di leggere le motivazioni"

di Stefano Brogioni

FIRENZE

La fiction sul mostro di Firenze, prodotta da Fox e trasmessa a puntate, anche non molto tempo fa, sui canali di Sky, non diffama Francesco Calamandrei, il farmacista di San Casciano processato e assolto dall’accusa di essere il mandante dei delitti.

Lo ha stabilito la Cassazione, a cui l’avvocato Gabriele Zanobini, legale della figlia del dottore scomparso nel 2012, Francesca, aveva fatto ricorso dopo due sentenze di assoluzione, sia in primo che in secondo grado, per gli autori del film. "Rigetto", l’epilogo giunto all’ora di cena, mal digerito dall’avvocato Zanobini, che si limita a commentare: "Sono curioso di leggere le motivazioni".

Resta nelle sentenze una "correzione" dei giudici dell’appello di quella definizione, vergata nella sentenza del giudice Lisa Gatto, secondo cui Calamandrei, assolto in abbreviato (sentenza mai impugnata dalla procura), sarebbe persona "ancora oggi sospettabile" di aver ordinato quegli omicidi.

La "più adeguata definizione" è quella di "persona che è stata coinvolta", nella veste di ’mandante’, "in un complesso processo celebrato dinanzi al gup di Firenze, conclusosi con l’assoluzione dell’imputato". Un ristoro di poco conto, visto che la stessa sentenza della corte d’appello, impugnata per conto della figlia del farmacista, aveva contemporaneamente ridimensionato la sentenza, scritta dal giudice Silvio De Luca, definendola "criptica, sfuggente, equivoca", dove la non colpevolezza del farmacista è "una formula che in qualche modo salva capra e cavoli e consente di dire tutto ed il contrario di tutto".

Per la famiglia, lo sceneggiato, in cui Ennio Fantastichini interpretava il padre di Pia Rontini, resta fuorviante e accusatorio.

La sentenza della Cassazione arriva curiosamente il giorno successivo dell’annuncio della prossima realizzazione di un’altra fiction, ispirata a "Dolci colline di sangue", il libro che il giornalista Mario Spezi scrisse con l’americano Douglas Preston. La teoria proposta nel volume, dato alle stampe nel 2006, porta in direzione assai diversa da quella segnata dalle condanne ai due compagni di merende Giancarlo Lotti e Mario Vanni, ’assistenti’ di Pietro Pacciani in quattro degli otto duplici omicidi, quelli tra il 1982 e il 1985. E lontanissimo dalla tesi ’mandanti’. Per altro, Spezi e Calamandrei erano molto amici.