
Rodolfo Fiesoli
Firenze, 13 dicembre 2015 - «Più vanno avanti le audizioni, più emergono fatti che rendono sempre più oscuri i collegamenti, spesso molto stretti, fra Procura, Asl e Tribunale per i minori». All’indomani della nuova puntata sul caso Forteto – con le audizioni dei medici Cesare Micheli e Massimo De Berardinis e dell’ex giudice Piero Tony, presidente del Tribunale dei minori dal 1998 al 2005, dopo averne già fatto parte dall’84 al ’91, presso la Commissione d’inchiesta regionale – il consigliere regionale Jacopo Alberti torna a puntare il dito su «quell’intreccio di coperture, a vari livelli, che ha consentito al Fiesoli di operare indisturbato per molti anni». Secondo Alberti il confronto ha evidenziato «come fosse un dogma difficilmente contrastabile, il fatto che il Forteto fosse ben visto dalle istituzioni» e che ciò «poteva e doveva bastare».
«Anche il giudice Tony – riflette Alberti – non pare essere dotato di una ferrea memoria, ricordando però, molto bene, di aver letto diverse perizie effettuate da Tribunale e Corte d’Appello in cui si affermava che i giovani ospiti “stavano magnificamente bene”, mentre lo stesso magistrato, quattro anni fa, alla presentazione di un libro sulla stessa cooperativa, ne aveva esaltato l’organizzazione». In commissione sono stati ascoltati insieme Micheli, coordinatore del dipartimento di salute mentale fino al 2002, e De Berardinis, già dirigente responsabile della Unità funzionale salute mentale dell’Asl 10, per i loro rapporti con il Forteto e in particolare per un episodio specifico già esposto da De Berardinis nella prima commissione e confermato anche in questa occasione. Per il presidente Paolo Bambagioni (Pd) è la conferma che «emergono difetti nella catena di comando dell’Asl» e comunque anche sul tribunale «restano aperte le contraddizioni» dal momento che «gli affidamenti sono andati avanti». Perplesso anche il capogruppo di Forza Italia, Stefano Mugnai: «Restiamo sempre sullo stesso punto: trovo sia assurdo continuare ad appellarsi alle sentenze su Fiesoli per difendere scelte sbagliate» dice l’esponente azzurro riferendosi a Piero Tony. «Parlare di Fiesoli come di una persona che aveva pagato il suo debito con la giustizia – aggiugne – mi pare francamente una giustificazione molto debole, tanto più se esce dalla bocca di un uomo di legge».