Sei gol, una parata, zero ammonizioni: Fiorentina, la disfatta del gruppo

Nel primo tempo tre lampi viola, poi il crollo. Alcune imbarazzanti prestazioni individuali. Una prova di forza declinata in debolezza

Politano, indisturbato, scocca il tiro del definitivo 6-0

Politano, indisturbato, scocca il tiro del definitivo 6-0

Firenze, 18 gennaio 2021 - Sei gol, una sola parata di Dragowski, ma soprattutto zero ammoniti, come se i giocatori viola avessero incassato la collezione di schiaffi sottomettendosi alla forza del Napoli: la sintesi è quasi tutta qui, la tramvata presa dalla Fiorentina stona un po’ per i 20 minuti di calcio perfino accettabile visti nel primo tempo – due volte Biraghi e una Ribery avevano rischiato di pareggiare – ma nei confronti individuali proprio non c’è stata partita, il Napoli ha passeggiato nelle ripartenze che sembravano disegnate alla lavagna, come quando non ci sono gli avversari. E la Fiorentina? Infilata con una semplicità inaudita, almeno a questi livelli. In chiusura molta distrazione frastornata – flop generale, ma pessima la prestazione di Milenkovic, la peggiore da quando è a Firenze – e comunque qualità sempre alta contro fragilità sempre evidente. In particolare i difensori viola sono stati umiliati nell’uno contro uno, troppo esposta al vento di Bakayoko-Demme l’impalcatura formata da Castrovilli e Amrabat per sostenere Ribery-Callejon dietro a Vlahovic. 

Niente insomma è andato come avrebbe dovuto. La prova di forza è diventata una manifestazione di debolezza. Imbarazzante poi il modo in cui è stato subito il terzo gol, con cinque giocatori della Fiorentina portati a spasso per una decina di secondi da Insigne come se fossero di un’altra categoria, sicuramente inferiore: da lì in poi la Fiorentina si è squagliata (tre gol subiti in 9 minuti) riprecipitando in una condizione d’animo pericolosa. E sabato a Firenze arriverà il Crotone, l’ennesimo scontro salvezza anticipato.  La prova muscolare immaginata da Prandelli con la classe antica di Ribery e Callejon per innescare il giovane centravanti, la ricerca di qualità con alle spalle una classifica più serena è clamorosamente fallita contro un Napoli che ha sbagliato solo a battere le rimesse laterali. Il resto gli è riuscito tutto e Prandelli alla fine ha chiesto scusa ai tifosi viola: «Ora dobbiamo solo stare zitti e lavorare». 

E soprattuto migliorare. Grazie al mercato, certo, dopo che il sottoclub degli scontenti all’interno della rosa è stato scremato, dopo che lo stesso Prandelli ha ammesso – parlando ai canali social del club – che uno degli obiettivi sarà mantenere il gruppo compatto. Ci sono evidentemente forze contrarie che attraversano lo spogliatoio da tempo, scontentezze che derivano da probabili deficit nelle relazioni e, forse, anche delle gestioni. 

L’instabilità è una miscela difficile da maneggiare, perché la continuità non si trova quando difettano le basi e il coinvolgimento personale oscilla. Insistiamo sulla prestazione imbarazzante di Milenkovic, perché può essere il simbolo di chi è rimasto controvoglia e in periodo di mercato aperto ha la testa forse altrove: è in questi casi che si vede la forza della società, che deve essere un punto di riferimento e quando serve anche una barriera per chi non trova le giuste motivazioni.

 

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