"Febbre, tosse, ossigeno e farmaci. Cure a casa: la guida da seguire"

La dottoressa Alti e il vademecum per i pazienti che devono affrontare il coronavirus senza ricovero. "Usare saturimetro e termometro due volte al giorno, ecco i valori da tenere sempre sotto controllo"

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Firenze, 17 novembre 2020 - Poche regole ma precise. Seguirle alla lettera è fondamentale. Eppure tanti pazienti restano disorientati, confusi, impauriti. A Firenze un esercito di positivi è chiuso in casa con sintomi lievi e una marea di dubbi su come affrontare la malattia. A fare chiarezza sul protocollo è la dottoressa Elisabetta Alti che stila un vademecum per la gestione domiciliare dei casi Covid, sulla scia delle indicazioni del Consiglio superiore di sanità. A partire dal ’kit Covid’ che ogni paziente dovrebbe avere in casa. "In primis è opportuno dotarsi di un saturimetro che serve a misurare l’ossigeno nel sangue e ci dice se respiriamo bene o no – spiega la dottoressa – Lo strumento si trova in farmacia o sui grandi canali di distribuzione online". Ma come funziona? "Va utilizzato due volte al giorno, sia a riposo che dopo una camminata di qualche minuto nella stanza – continua Alti – Si posiziona sul dito, occhio a smalti e unghie gel che potrebbero alterare il risultato. I valori anomali da riferire al medico sono: al di sotto di 93 nelle persone che non hanno mai avuto malattie, sotto 89-90 in chi soffre di malattie ai polmoni o se si passa da 98 a riposo a 94 dopo lo sforzo". Altro capitolo sono i farmaci. "I positivi devono avere in casa il paracetamolo, principio attivo della tachipirina, da usare sia per la febbre che per i dolori. Mentre l’azitromicina va usata su indicazione del medico, se si sospetta una sovrammissione batterica. Eparina e cortisone invece vengono prescritti dal medico in caso di sintomi più importanti". L’altro parametro da tenere sotto osservazione è la febbre. "Va misurata due volte al giorno, mattina e sera – riprende la dottoressa – stando attenti agli sbalzi improvvisi. Con un rialzo a 38,5 o 39 °C bisogna subito avvertire il medico curante. Stessa cosa se dovesse mancare il respiro o la tosse iniziasse a dare seri fastidi". Essenziale il confronto quotidiano col proprio medico che, in caso di aggravamento, potrà decidere per l’intervento dell’Usca o il ricovero. "Che avverrà se il malato ha una polmonite tale da provocare insufficienza respiratoria – precisa Alti – Se il paziente è solo, non può accudire se stesso o vive in una casa che non consente l’isolamento il consiglio è di chiedere il trasferimento negli hotel Covid, per evitare di ingolfare gli ospedali". Ci sono poi i tamponi di controllo, altro tema super dibattuto. "Devono essere fatti dopo almeno 10 giorni di isolamento di cui 3 senza sintomi – chiarisce la dottoressa – Oltre alle cure, dobbiamo dare anche un forte supporto psicologico. C’è anche chi con febbre alta e tanta tosse ha rifiutato il ricovero. La paura più grande è finire in ospedale. Ma nelle forme più severe il ricovero è necessario per iniziare il prima possibile i trattamenti. E la valutazione giornaliera del medico curante serve anche a questo".

 

 

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