"Fatemi visitare i luoghi del Moro di Firenze"

Dopo il corto su Alessandro de’ Medici, il primo capo di Stato nero dell’Europa Occidentale, la regista Daphne Di Cinto pensa alla serie

di Letizia Cini

Gli appassionati di Bridgerton la identificano con la Duchessa di Hastings, ruolo che ha interpretato nella serie- evento targata Netflix. In realtà Daphne Di Cinto, over trent’anni ("ma... non diciamo l’età, per favore", sorride l’attrice) è nata in un paesino del Nord Italia: studi fra Roma e Parigi, corso di recitazione a New York, è - ed ha fatto - anche molte altre cose.

Regista, sceneggiatrice e produttrice, dopo l’affermazione ai Fabrique du Cinema Awards 2021 ha ora conquistato il premio per il ’Miglior cortometraggio’ al 16° IFF – Integrazione Film Festival di Bergamo 2022 grazie a Il Moro, gioiello in costume tutto italiano che racconta la storia semisconosciuta di Alessandro I de’ Medici (1510-1537) e delle sue origini africane. In Italia per ritirare il premio (da anni vive a lavora a Londra) in questi giorni Daphne Di Cinto si trova in Toscana, dove ha tenuto alcune lezioni e si è data alla ricerca di nuovi indizi per un progetto che riguardano nuovamente il primo Duca di Firenze afro-discendente.

Come mai ha scelto Alessandro de’ Medici, Daphne?

"Ho voluto raccontare la storia di un personaggio storico italiano pressoché dimenticato per il suo background misto, come il mio (la mamma della regista è delle isole Seychelles, ndr). La madre di Alessandro era una donna afro-discendente tenuta in schiavitù al servizio della famiglia de’ Medici e il padre era Papa Clemente VII (al secolo Giulio de’ Medici). Mi ha incuriosito soprattutto per il fatto di non aver mai saputo nulla su di lui, così ho iniziato a fare qualche ricerca e non ne sono più uscita".

Ed è proprio con il Moro che ha iniziato la carriera dietro la macchina da presa...

"Sì, è stata la mia prima regia e confesso di aver trovato molto stimolante poter creare un parallelismo con l’Italia di oggi, sollevando la questione su chi possa o meno definirsi italiano".

Si aspettava tanto successo?

"Sinceramente me lo auguravo, ma no, non speravo che l’interesse verso il Moro di Firenze sarebbe cresciuta in modo esponenziale, tanto che sto pensando di fare una serie incentrata proprio su di lui".

Spinta dalla necessità di portare alla luce questa storia, ha preferito non aspettare di raccogliere fondi per iniziare a girare: ha dovuto bussare a molte porte?

"Fra i finanziatori ci sono alcuni comuni romagnoli: avevo anche bussato alle porte di Palazzo Vecchio, a dire il vero, ma..."

Ma?

"L’allora assessore alla Cultura Tommaso Sacchi (che ora copre la stessa carica a Milano, ndr) non mi ha mai ricevuta: nulla è perduto, potrebbe nascere un interessamento per la serie. E ho anche una altro desiderio".

Che sarebbe?

"È proprio nell’ufficio del primo cittadino Dario Nardella, la sala di Clemente VII, che ci sono alcuni dipinti che ritraggono Alessandro I de ’Medici. Il mio sogno sarebbe poterli vedere: figlio naturale di Lorenzo duca d’Urbino, col favore dello ’zio’ Clemente VII (che in realtà era il suo vero padre), papa della Chiesa cattolica dal 1523 alla morte, ottenne, dopo la caduta della Repubblica fiorentina (1530), il titolo di Signore (1531). Recentemente i suoi resti sono stati esumati: un altro grande desiderio sarebbe poter condividere con gli studiosi gli esami effettuati sulle spoglie mortali di Alessandro, per poter sciogliere alcuni degli interrogativi collegati alla sua origine, che ancora oggi qualcuno tenta di cancellare".

A cosa si riferisce, Daphne?

"Ogni volta che intervengo su Wikipedia per aggiornare il paragrafo sul Moro alla luce delle fonti disponibili, qualcuno cancella il testo inserendo che ’il soprannome era dovuto solo alla sua carnagione olivastra’".

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