Discarica di Paterno Scempio riconosciuto

Condannato il titolare Il Comune ottiene un risarcimento da 152mila euro per il danno sofferto

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Vince il Comune di Vaglia, nel processo per la discarica abusiva di Paterno: all’ente andrà una provvisionale di 152mila euro, immediatamente esecutiva, per il danno diretto patito ad esempio per gli anni in cui, a metri e metri di profondità, la terra della discarica ha nascosto di tutto. Così ha deciso, ieri, il giudice Gaetano Magnelli, nel processo a carico del proprietario dell’area, Lanciotto Ottaviani.

Ottaviani è stato condannato a un anno e sei mesi di arresto e a 12mila euro d’ammenda. Sui suoi reati incombe comunque la prescrizione. E proprio per questo, assume particolare valore la parte delle statuizioni civili, che resisteranno anche alla scure oramai prossima del tempo passato, come sottolinea il legale dell’amministrazione comunale, Matteo Ormi, soddisfatto "per il risultato ottenuto".

Il tribunale fiorentino ha inoltre disposto la confisca della zona della discarica. Il pm Vito Bertoni aveva chiesto un anno e otto mesi per Ottaviani. E’ rimasta invece insoddisfatta la richiesta dell’altra parte civile, la Regione Toscana.

La storia della cava di Paterno inizia niente meno che nel 2014, quando la Forestale trovò nella cava innumerevoli sacconi di ‘polverino 500 mesh’ (scarto del taglio dei metalli) e il sito fu sequestrato. Gli inquirenti riscontrarono anche la presenza di altri rifiuti, pericolosi e non, come i ’filler’, scarti delle concerie di Santa Croce, i residui delle salamoie prodotte dalla Solvay di Rosignano, un centinaio di pneumatici che erano stati sotterrati a nove metri di profondità. Da allora la vicenda ha avuto complesse evoluzioni: parte del procedimento (quella relativa ai sacconi) è stata seguita dalla procura di Genova (che poi ha stabilito che non erano da considerarsi rifiuto e gli imputati sono stati prosciolti già all’udienza preliminare) e quella relativa ai materiali stoccati in cava e nei capannoni è stata invece seguita dalla Procura di Firenze e ha visto imputati padre e figlia (con posizioni processuali diverse).

Ieri, l’epilogo, almeno del primo grado di giudizio. L’avvocato Francesco Stefani, difensore dell’imputato, attende di leggere le motivazioni della sentenza, poi farà ricorso in appello.

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