FIRENZE
E’ stata chiesta nuovamente l’archiviazione da parte della procura di Roma dell’inchiesta sulla morte di David Solazzo, il cooperante fiorentino 30enne del Cospe trovato morto a Sao Felipe, Capo Verde, il 1 maggio del 2019, in circostanze ancora da chiarire. Una precedente richiesta era stata rigettata dal gip, del marzo del 2022, che riteneva l’ipotesi della morte accidentale di David, "scarsamente plausibile sul piano logico". Ma gli ulteriori accertamenti, ordinati dal giudici e tentati dalla procura della capitale, si sono scontrati, ancora una volta, contro il muro di gomma eretto da Capo Verde. La famiglia, rappresentata dall’avvocato Giovanni Conticelli, si opporrà comunque all’archiviazione: l’udienza è fissata il 25 gennaio.
"Da quel tragico 1 maggio 2019 nel quale David fu ritrovato dissanguato nel suo appartamento, sono trascorsi oltre 4 anni, durante i quali la famiglia e tutti coloro che gli volevano bene hanno dovuto sopportare un assordante silenzio da parte delle autorità di Capo Verde e il consequenziale stallo delle indagini italiane", denunciano i parenti. La morte di David fu subito etichettata dalle autorità Capoverdiane come “incidente domestico” e la casa, con sangue dappertutto e una vetrata rotta, dissequestrata dopo appena 48 ore dal ritrovamento del corpo, senza aver eseguito nessuna delle indagini scientifiche.
"Dopo alcuni mesi abbiamo poi assistito alla cancellazione dell’utenza whatsapp di David, mentre il telefono si trovava sotto sequestro dell’autorità capoverdiana - proseguono i familiari -. Negli anni successivi, l’autorità giudiziaria di Capo Verde aveva sempre rifiutato la cooperazione giudiziaria richiesta dalla Procura affermando che, essendo in corso le indagini nel paese, vigeva il segreto istruttorio che imponeva di non dare seguito alla rogatoria internazionale fino alla chiusura del procedimento. Il procedimento istruttorio di Capo Verde è stato poi formalmente chiuso due anni dopo, come “morte accidentale”". Poi la famiglia Solazzo ha appreso dagli atti del procedimento ’italiano’ che a luglio 2023 la magistratura di Capo Verde ha opposto nuovamente un netto rifiuto alla cooperazione giudiziaria sostenendo, questa volta, che la richiesta della Procura di Roma debba essere rigettata perché priva di fondamento legale e "manifestamente illegale e incostituzionale".
Secondo le autorità capoverdiane, in pratica, non vi sarebbe alcun diritto della Procura di Roma di indagare sulla vicenda in quanto il caso è di esclusiva competenza giurisdizionale di Capo Verde e la richiesta della Procura di Roma di ricevere tutti gli atti di indagine svolti a Capo Verde e gli oggetti di David sottoposti a sequestro (come il telefono cellulare), violerebbe il principio della certezza giuridica di un caso giudicato definitivamente a Capo Verde.
"Questa agghiacciante e inaccettabile risposta è contenuta in un una laconica e stringata relazione della Procura Generale di Capo Verde di giugno 2023 - dice ancora la famiglia -. Tutto ciò è un’ulteriore dimostrazione della evidente mancanza di volontà delle Autorità capoverdiane di collaborare con Roma per provare a fare luce su ciò che è davvero accaduto a David".
ste.bro.