di Stefano Brogioni
FIRENZE
A volte ritornano. Prima erano i fanghi degli scavi della stazione Foster. Oggi, scarti e scarichi delle concerie. Allora, in Regione, c’era Fabio Zita, che l’ex governatrice dell’Umbria chiamava il "terrorista", a interpretare nella maniera più sgradita (e costosa) le norme sulle terre. Oggi c’è un dirigente, Alessandro Sanna, sgradito perché non fa deroghe.
Era il 2012, e Zita finì per essere sostituito. Otto anni dopo stessa storia: non si elimina il problema, ma chi pone il problema.
E infatti il problema dei rifiuti inquinanti resta lì. Cambiano nomi (ma non tutti) e circostanze, non la sostanza. E la politica lo sa: Lorenzo Mancini, presidente del Cda del consorzio Aquarno, il 24 luglio 2018 aveva informato la sindaca di Santa Croce Giulia Deidda: "C’è stato un simpaticissimo sopralluogo dell’Arpat co’ i’ Noe all’Ecoespanso e sostanzialmente ci hanno scritto alla Regione, e chidendo alla Regione di verificare la possibilità che noi si possa continuare a smaltire il keu con Lerose", dice, non sapendo di essere intercettato.
"Alternative un ce n’è Giulia quella cosa dell’economia circolare che dice Rossi, cioè noi si prova ad andà negli asfalti si può provà andà però, se caca il c. tutte le volte, questa volta mi girano anche le palle, perché tutte le volte che te ti provi a fa qualcosa e ai discorsi dici.. no, no.. ma fate.. cosate e poi dopo mi metti i bastoni fra le ruote?".
L’ultima inchiesta della Dda di Firenze ha tante assonanze con l’indagine che scoprì la truffa della talpa Monna Lisa, che avrebbe dovuto scavare il tunnel sotto Firenze ma era stata assemblata con ricambi vecchi, e sui rivestimenti della galleria che si squagliavano alle temperature di un incendio.
Probabilmente, farà i conti anche con gli stessi tempi giudiziari: il processo Tav, neanche giunto a una sentenza di primo grado, è già stato azzoppato dalle prescrizioni e resta in piedi, per ora, soltanto il filone relativo alla gestione delle terre di scavo.
Proprio scorrendo quegli atti, si scopre che anche alcuni protagonisti dell’inchiesta-terremoto, erano già finiti nelle intercettazioni dei carabinieri del Ros.
Nicola Verdiglione, l’uomo vicino alla ’ndrangheta, oggi è il factotum della Cantini Marino srl, l’impresa che, secondo le accuse, si stava divorando il mercato grazie all’influenza di due malavitosi, Domenico Vitale e Nicola Chiefari. Ai tempi dell’inchiesta sulle terre dirette nella cava di Santa Barbara, Verdiglione aveva la casacca di Varvarito, colosso dello smaltimento terra in rapporti commerciali con Lazzaro Ventrone della Veca Sud. Oggi ha frequenti contatti con Francesco Lerose, un altro calabrese che avrebbe smaltito il keu delle concerie, transitato nel suo impianto di Pontedera, usandolo per riempire i sottosuoli.
Gli scomodi. In un’intercettazione del luglio 2012, la Lorenzetti, in qualità di presidente di Italferr, per arrivare a parlare con il governatore toscano Enrico Rossi passa dal suo capogabinetto Ledo Gori. "Mi compiaccio per le decisioni che Enrico ha preso su Zita", dice. Otto anni e qualche giorno dopo, i conciatori accompagnati dal sindaco di Santa Croce, incontrano il presidente del consiglio regionale, Antonio Mazzeo del Pd, per rappresentare il "problema Sanna", funzionario che "limitava categoricamente ogni loro iniziativa".