Dacia Maraini: "Divisioni per ceto? Che scelte aberranti"

La scrittrice punta il dito sulla crisi dell’istruzione: "Ripartiamo dagli insegnanti che lavorano con grande passione"

Dacia Maraini

Dacia Maraini

Firenze, 17 gennaio 2020 - «Che sul suo sito istituzionale, una scuola possa dividere i suoi studenti in classi sociali a seconda della sede, mi sembra una cosa aberrante». Dacia Maraini non è in grado di esprimere nulla più di un educato sconcerto. E parecchia incredulità.

Maraini come ci siamo arrivati?

«Vorrei dire che preferisco stare zitta. Certe cose ammutoliscono: semplicemente questa divisione, questa classificazione, come tutte le cose primitive, è cosa sbagliata e anacronistica».

Cosa la lascia sconcertata?

«Mah. Non si capisce come si possa teorizzare roba simile. Se è una pratica acquisita, penso che un preside abbia il dovere di dire che non la condivide e che ne prenda le distanze: mi sembra che ogni invito alla discrezione sia stato ormai superato. Ed è un errore».

La scuola dice che «l’ampiezza del territorio rende ragione della disomogeneità della tipologia dell’utenza che appartiene a fasce socio-culturali diversificate».

«Non capisco come si possa permettere. E ripeto: è una forma divisiva e classista inaccettabile. La scuola in questo momento è molto in crisi: l’istituzione-scuola è in crisi. Ma per fortuna esiste una rete di insegnanti che che la tiene in piedi. Ne conosco tanti, perché vado nelle scuole a parlare a confrontarmi con gli studenti da anni e vedo quanta passione, sacrificio e dedizione ci mettono nel mestiere di educatori alla vita. Non ho mai incontrato chi dividesse, o cercasse di imporre una specie di ordine. Perché quello che divide è aberrante. Se poi parte proprio dall’istituzione-scuola, allora è la dimostrazione del nostro tempo dolorosamente ingiusto".

E gli studenti?

«Passa l’idea che siano ignoranti e incapaci perfino di leggere un testo scritto. A me non risulta. Io ne incontro pieni di voglia di apprendere e di capire e quindi girano luoghi comuni. Certo, non tutte le scuole sono così positive nel loro rapporto con la cultura. Però secondo me lo si vede dal movimento delle sardine: una nuova idealità sta serpeggiando tra le nuove generazioni» .

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