Covid: 600 morti sul lavoro da inizio pandemia

20 in Toscana. I settori più colpiti sono quelli sociosanitari. Mauro Rossano, presidente Fondazione Vega engineering: “per fortuna l’effetto vaccini stia invertendo la rotta della mortalità nel Paese”

Roma, 21 maggio 2021 - 600 decessi dall’inizio della pandemia ad oggi. 171.804 le denunce di infortunio per Covid. Sono i dati riguardano l’impatto del Covid sul mondo del lavoro, fotografati per la prima volta nell’elaborazione dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre. Maglia nera alla Lombardia con il 29,5% delle denunce (177 decessi), seguita da: Campania (66 decessi), Lazio (58 decessi), Piemonte (51), Emilia Romagna (41 decessi), Puglia (40 decessi). La Toscana, con 20 decessi accertati, si pone a metà classifica, sotto a Sicilia (29), il Veneto (23), la Liguria (21 decessi), insieme con l’Abruzzo, e prima di Marche (18), iMolise e la Calabria (8), lmbria e il Friuli Venezia Giulia (5), Sardegna (4), provincia autonoma di Trento (3), Valle d’Aosta (2). Fanalino di coda la Basilicata con una sola vittima. Gli uomini rappresentano oltre l’83,5% dei decessi. I dati si capovolgono se osserviamo la classifica dell’incidenza di mortalità rispetto alla popolazione lavorativa: qui al primo posto troviamo l Molise con un indice di 76,3 rispetto ad una media nazionale pari a 26,1. Al secondo posto l’Abruzzo (40,8) e al terzo la Lombardia (40,2).Meno elevate rispetto alla popolazione lavorativa le incidenze di mortalità di: Basilicata (5,3), Sardegna (7,1), Friuli Venezia Giulia (9,9), e Veneto (10,8).   Sul fronte della mortalità per settore, scopriamo che l’89,8% delle denunce di morti sul lavoro per Covid rientra nell’Industria e Servizi. E in questa macroarea produttiva con il 26% delle denunce con esito mortale, troviamo ancora il settore Sanità e Assistenza Sociale; seguono con il 13,3% il settore Trasporti e Magazzinaggi e con l’11,5% dei casi le Attività Manifatturiere (lav. prod. chimici, farmaceutica, stampa, ind. alimentare…); con il 9,7% invece si trova il settore dell’Amministrazione Pubblica e Difesa (att.tà degli organi preposti alla sanità es. Asl, legislativi, esecutivi) e con il 9,4% quello del Commercio. In 16 mesi di pandemia e di emergenza, anche le professioni più colpite dal dramma sono e rimangono anche a fine aprile 2021 quelle dei tecnici della salute (infermieri, fisioterapisti) con l’11,2% dei casi. Seguiti da: impiegati, addetti alla segreteria e agli affari generali (10,7%), conduttori di veicoli a motore (7,1%), i medici (6,3%). E ancora: operatori sociosanitari (4,7%), il personale non qualificato nei servizi sanitari e istruzione (portantini, ausiliari, bidelli) (3,7%). “Per fortuna l’effetto vaccini stia invertendo la rotta della mortalità nel Paese: dei 600 decessi registrati da gennaio 2020 a causa del Covid, il 32,2% sono lavoratori deceduti ad aprile 2020, il 22,3% a marzo 2020. A gennaio 2021 la quota era pari al 6,2%, a febbraio 2021 al 3,0%, a marzo 2021 al 3,5% per poi arrivare ad aprile 2021 all’1,8%”” dice Mauro Rossano presidente Fondazione Vega engineering.  Per quanto riguarda invece le denunce di infortunio totali legate al contagio da gennaio 2020 ad aprile 2021, ammontano  a 171.804, ovvero un quarto del totale delle denunce di infortunio pervenute (secondo dati Inail). Sette contagiati su dieci sono ancora donne. La fascia d’età maggiormente coinvolta è quella tra i 50 e i 64 anni. Come rilevato per i decessi anche per le denunce di infortunio totali è l’Industria e Servizi il macrosettore più colpito con il 97,2% dei casi. E così accade anche per il settore più colpito, ovvero quello della “Sanità e Assistenza Sociale” che fa registrare il più elevato numero di denunce con il 66,5% del totale delle denunce.  Il 38% delle denunce di infortunio riguardano i tecnici della salute, seguiti dagli operatori sociosanitari OSS (assistenti nelle case di riposo) con il 18,7% delle denunce; dai medici (8,7%), e dagli operatori socioassistenziali (nelle strutture ospedaliere) 7,1%. Anche in questo caso è la Lombardia a guidare la classifica con il 25,8% del totale nazionale. Seguono: Piemonte 13,4%, Veneto 10,6%, Emilia Romagna 8,3%, Lazio 6,4%, Campania 5,6%, Toscana 5,4%, Liguria 3,9%, Puglia 3,7%, Sicilia 3%, Marche e Friuli 2,4%, Provincia Autonoma di Trento 1,7%, Abruzzo 1,6%, Sardegna e Provincia Autonoma di Bolzano 1,5%, Umbria 0,8%, Calabria 0,7%, Valle D’Aosta e Basilicata 0,5%, Molise 0,3%.

Domenico Guarino  

 

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