Coronavirus e picco influenzale. "Il panico non è giustificabile"

Pronto soccorso strapieni: è scattato il piano d’emergenza per sovraffollamento. Negativo il caso sospetto del bambino al Meyer. Venerdì sindaci dal prefetto

Personale medico trasferisce i pazienti infetti dal virus misterioso (Ansa)

Personale medico trasferisce i pazienti infetti dal virus misterioso (Ansa)

Firenze, 29 gennaio 2010 -  Negativo. Un sospiro di sollievo. Si è risolto con il risultato delle analisi il caso sospetto che aveva allertato il Meyer. Il bambino di 12 anni di Grosseto ricoverato con sindrome influenzale, era stato in vacanza con la famiglia in Australia: l’aereo aveva fatto scalo a Wuhan, la città cinese da dove è partito il contagio da nuovo coronavirus. I genitori, preoccupati, lo avevano accompagnato all’ospedale peditrico fiorentino: i risultati arrivati dall’Istituto superiore di sanità ieri hanno confermato che non si tratta di coronavirus.

Non basta il fatto che in Italia non sia stato accertato nessun caso conclamato di malattia. Il panico da coronavirus associato all’influenza che si avvicina a raggiungere il picco massimo stagionale sta riempiendo i pronto soccorso che sono già stati costretti a mettere in atto il piano straordinario per sovraffollamento: i posti letto che mancano negli ospedali vengono messi a disposizione da altre strutture.  

Se è legittimo che la soglia d’attenzione sia elevata per come si sta manifestando il contagio del nuovo coronavirus e dunque è giusto osservare regole igieniche sempre consigliate, non è giustificabile farsi prendere dalla psicosi. Per fare il punto venerdì i sindaci sono stati convocati dal prefetto Laura Lega. "L’allarmismo non ha basi razionali, prima di tutto perché in Italia ad oggi non si sono verificati casi", spiega Simone Magazzini, direttore del dipartimento Emergenza-urgenza e area critica dell’Asl Toscana centro. "Anche se è vero che panico e preoccupazione si sono manifestati prevalentemente fra turisti, tutti casi che poi si sono rivelati negativi".  

In ogni caso l’influenza picchia forte. "La situazione dei pronto soccorso comincia a essere critica: c’è un iperafflusso di pazienti e anche un più alto tasso di ricoveri, soprattutto di pazienti anziani con patologie croniche riacutizzate dall’influenza", dice Magazzini. « La presenza di febbre e di mal di gola o tosse, finché restano manifestazioni minori senza difficoltà respiratorie, non richiede di rivolgersi al 118 o al pronto soccorso: anzi, se tutte le persone con sindrome influenzale si concentrano nello stesso posto si alza per tutti il rischio di contagio". Insomma, se i sintomi non sono gravi è bene rivolgersi al medico di famiglia.

C’è una contraddizione che emerge in questi giorni. Da una parte la paura del coronavirus, dall’altra la resistenza a vaccinarsi. Unico strumento, pur non infallibile (funziona nel 50% dei casi), per proteggersi dai virus.

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