LISA CIARDI
Cronaca

Chiusura di Bally, polemica sull’accordo: "Si rischia una scatola vuota"

Magi (Filcams Cgil): "Siamo di fronte a una mera monetizzazione del danno che si disinteressa del destino del sito produttivo"

Magi (Filcams Cgil): "Siamo di fronte a una mera monetizzazione del danno che si disinteressa del destino del sito produttivo"

Magi (Filcams Cgil): "Siamo di fronte a una mera monetizzazione del danno che si disinteressa del destino del sito produttivo"

Sulla chiusura di Bally Studio, a Lastra a Signa, è polemica per l’accordo separato sottoscritto da UilTucs e Fisascat Cisl. A criticare la decisione di accettare una proposta economica per i lavoratori, a fronte del loro licenziamento, sono i sindacalisti della Filcams Cgil, che parlano di "un accordo sbagliato tanto nel metodo quanto nel merito".

"Nel metodo – spiega Maurizio Magi (in foto), segretario generale Filcams Cgil Firenze -, perché la scelta prescinde dalla rappresentanza della Filcams Cgil di Firenze e presenta dei possibili profili di non rispetto delle norme, anche in riferimento al procedimento. Proprio su questi aspetti stiamo facendo approfondimenti. Nel merito, perché siamo di fronte a una mera monetizzazione del danno che si disinteressa del destino del sito produttivo". Sempre per la Cgil, 4 lavoratori sui 28 rimasti (all’inizio della vertenza erano 55) non avrebbero peraltro accettato. "Non si è voluto ascoltare la nostra voce e quella dei lavoratori che rappresentiamo – prosegue Magi - che chiedevano di riportare la vertenza al tavolo di crisi regionale, per approfondire tutte le soluzioni alternative ai licenziamenti, ma soprattutto per verificare l’interessamento di un soggetto che si è manifestato. Tutt’altra postura sarebbe stata necessaria, come ci eravamo prefissi dallo sciopero unitario della moda di novembre. Per questi motivi, questo accordo è separato e noi, come Filcams Cgil di Firenze, non lo abbiamo voluto sottoscrivere. L’accordo rischia di consegnare al nuovo imprenditore interessato una scatola vuota, senza tutelare i posti di lavoro". Il fondo americano Regent, che nel 2024 ha comprato il marchio svizzero, aveva annunciato a febbraio di voler chiudere il sito lastrigiano. Da allora è stata cercata una soluzione sostenibile per i lavoratori. Fino alla notizia, mercoledì, delle lettere di licenziamento a tutti i dipendenti.

Lisa Ciardi