Cassa in deroga 15mila in attesa

Sono circa trentamila i lavoratori coinvolti Pagamenti annunciati entro i primi di giugno

Migration

Un lavoratore su due non ha ancora ricevuto la cassa in deroga relativa al mese di marzo. Secondo i dati Inps, al 16 maggio sono arrivate dalla provincia di Firenze circa 10mila domande, per un totale di circa 30mila lavoratori coinvolti. A richiedere la cassa in deroga sono state soprattutto le aziende del turismo e del commercio. Ad aspettare ancora il pagamento sono oltre 15mila lavoratori. Ormai dovrebbe essere questione di una settimana, al massimo due.

Entro i primi di giugno, come annunciato dall’assessore al lavoro Cristina Grieco (nella foto a destra), l’Inps dovrebbe mettere in pagamento tutte le domande. Resta il fatto, per l’assessore, che questi ritardi "sono inaccettabili", ma non sono da ascrivere alla Regione, che è stata "superbrava". Tanto più che, aggiunge, "si parla di ritardi, ma in realtà la data indicata dal premier Conte per il pagamento, il 15 aprile, era impossibile da rispettare". La procedura per la cassa integrazione in deroga è infatti complessa per essere utilizzata per un’emergenza: l’azienda fa domanda alla Regione, che poi la trasmette all’Inps e se qualche dato manca la rinvia alla Regione per le integrazioni. Se la Regione ha messo in campo una task force di oltre cento operatori, anche l’Inps Toscana, tramite il suo direttore, Cristina Deidda, sottolinea come, dal momento in cui sono arrivate la maggior parte delle domande dalla Regione, cioè a partire dal 27 aprile, il personale si sia messo a testa bassa a lavorare per mettere in pagamento il più velocemente possibile la cassa integrazione. Nel frattempo, non ha funzionato l’accordo che la Regione ha fatto con le banche perché anticipassero l’ammortizzatore sociale ai lavoratori. "Siamo a numeri bassi", spiega l’assessore Grieco. "Il primo intoppo è stato questo, il secondo che le domande sono arrivate tutte insieme. Ma c’era da aspettarselo – commenta Mirko Lami, della Cgil Toscana – eppure i lavoratori Inps sono stati i primi ad andare in smart working. Nessuno riusciva a contattarli durante la chiusura delle attività. E’ mancata un’organizzazione e la stanno pagando i lavoratori che ancora non hanno riscosso".

mo.pi

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro