Carolina, straziata da un incidente in Fi-Pi-Li "Per la sua morte qualcuno deve pagare"

La battaglia dei genitori della 25enne, deceduta nel 2013: hanno scritto anche una lettera alla Cartabia. Ora l’ultimo atto in Appello

di Stefano Brogioni

FIRENZE

Carolina Contini aveva 25 anni e il 19 ottobre del 2013, morì in una maniera atroce: la Mini, guidata dal suo fidanzato, finì contro il guardrail della Firenze-Pisa-Livorno, tra Lastra e Signa e Ginestra, e la ragazza, bella e solare, rimase orridamente straziata.

Per la sua morte, ci sono stati tanti processi ma nessun colpevole: è stato prosciolto il conducente dell’auto, non è mai stata esercitata l’azione penale nei confronti dei gestori del tratto stradale. E la famiglia Contini, originaria di Castagneto Carducci, non si dà pace. Ieri, l’ennesimo atto davanti alla corte d’appello: il legale della famiglia, Fabio Anselmo (lo stesso avvocato dei casi Aldrovandi, Cucchi e Magherini) ha impugnato i verdetti pronunciati sinora e ha chiesto il riconoscimento della responsabilità civile di Iacopo G., il fidanzato che guidava la Mini in quel maledetto giorno di ottobre di otto anni fa, assolto in primo grado. Se i giudici gli daranno ragione, la famiglia potrà avere quei risarcimenti che non sono mai arrivati, proprio in virtù della sentenza favorevole al conducente.

Non ha avuto esiti neanche un secondo filone d’inchiesta, mirato ad accertare eventuali responsabilità del gestore della superstrada per quel guard rail assassino. Erano respingenti vecchi, irregolari (uno a due onde, l’altro a tre), ma secondo la procura al momento del loro posizionamento, in concomitanza con l’inaugurazione di qual tratto di strada (cioè alla metà degli anni ’80) non vi erano normative a cui attenersi. E nel 2004, quando venne recepita dall’Italia la normativa europea in materia di dispositivi di ritenuta stradali, non venne stabilito un obbligo di adeguamento delle strutture già esistenti. Così, in quel tratto della Fi-Pi-Li, il guard rail originario degli anni ’80, non era mai stato sostituito, fino al giorno della tragedia.

La famiglia Contini ha scritto anche al ministro della giustizia Cartabia, dopo che il procuratore generale, nel procedimento in corso che si concluderà a gennaio, ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado, ovvero quella che ha mandato assolto il fidanzato di Carolina. "A lui - dice Roberto, il padre della ragazza -, non interessa quello che ha da dire il perito del giudice, come se Carolina fosse morta per colpa propria. Ci interessa sapere come si possa arrivare a stabilire che in buona sostanza la colpa sarebbe solo della nostra povera figlia". Per l’avvocato della famiglia, la distrazione che portò la Mini fuori dalla carreggiata, ha dato avvio a quel rapporto di casualità che invece, secondo il difensore del giovane conducente, l’avvocato Francesco Maresca, s’interruppe proprio davanti ai deficit di quei vecchi e inadeguati guard rail.

"Giustizia è stata fatta con una sentenza che ha assolto il mio assistito e messo in evidenza la criticità della manutenzione del guard rail e la responsabilità di tutti gli enti competenti alla stessa manutenzione", dichiara Maresca. Il 20 gennaio la sentenza.

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