Braccia donate all’agricoltura. L’orto sociale piace ai giovani: "Prodotti e rapporti a km zero"

A pochi passi dal centro sportivo San Marcellino lo spazio comune per coltivare ortaggi . Il racconto di Francesco, 28 anni: "Apprezziamo anche questi momenti di condivisione".

Braccia donate all’agricoltura. L’orto sociale piace ai giovani: "Prodotti e rapporti a km zero"

Braccia donate all’agricoltura. L’orto sociale piace ai giovani: "Prodotti e rapporti a km zero"

di Mattia Lupini

Un orto urbano come modello di agricoltura sostenuto dalla comunità locale. Anche dai più giovani. Succede in via Chiantigiana, a pochi passi dal centro sportivo San Marcellino, dove l’Orto di Marcovaldo – di calviniana memoria – vive della dedizione di chi quotidianamente trova del tempo da dedicare per semina, coltura e raccolta degli ortaggi. Così dal 2021 Lorenzo Bicchi porta avanti il progetto di auto-produzione a chilometro zero concepito da Forimercato, una rete sociale fiorentina basata sul sistema mutualistico di scambio di beni e servizi. "È un espediente sociale - afferma Bicchi - che comporta tempo, dedizione, per ottenere risultati con minor impegno. Agli associati viene richiesta una quota d’iscrizione di quindici euro mensili per sostenere le spese che il terreno necessita, dagli strumenti di lavoro ai prodotti per la semina stessa. La sfida? Portare avanti un orto di comunità".

Ciò che colpisce di più però è l’inversione di tendenza che vede molti giovani approcciarsi a questo tipo di realtà.

Fra questi c’è Francesco, 28 anni, venuto a conoscenza dell’iniziativa lo scorso autunno e che da alcune settimane partecipa attivamente al progetto: "Ho voluto mettermi in gioco nella rete di persone che condividono tempi e spazi - esordisce –, spalleggiandosi per dar vita a prodotti in cui noi stessi abbiamo messo mano, imparando dal confronto con uomini e donne esperti in materia. È un metodo che contrasta la compravendita di prodotti da luoghi lontani, non sapendo in termini effettivi come siano stati prodotti, trattati e distribuiti, insieme al probabile sfruttamento dei coltivatori stessi. Il raccolto personale non ha vincoli per quantità e tipologia, tutto il resto viene devoluto a coloro che per necessità economiche hanno maggiore bisogno".

A finalità materiali si contrappone il senso di comunità che il progetto pone come obiettivo principale. "Un piccolo impegno – sostiene Francesco – che si sviluppa ricercando un valore sociale nel mondo che corre e produce al massimo senza guardare al modo di coltivazione. Penso che un giovane come me possa trovare appagante questo tipo di attività".

Oggi gli ‘agricoltori’ sono per la maggior parte ragazzi, i quali attribuiscono a quelle ore di lavoro un valore etico che li identifica come parte di una società attiva. Organizzati in turni per coprire sia mattine che pomeriggi, il numero dei partecipanti non accenna a diminuire, tanto da far prendere in considerazione l’ipotesi di ampliamento del terreno coltivabile fino a comprendere la totalità dell’ettaro a disposizione.

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