Casa a Boboli? 300 euro al mese Il paradiso (low cost) degli ex statali

Da Lolli Ghetti a Valentino, ecco chi usufruisce dei canoni stracciati

Boboli (Foto NewPressPhoto)

Boboli (Foto NewPressPhoto)

Firenze, 26 gennaio 2016 - LO SCANDALO scoppiò sei anni fa con un nome che lasciava poco spazio ai fraintendimenti: ‘Affittopoli’. Gli appartamenti del demanio nel giardino di Boboli erano concessi in locazione a dirigenti, ex e non, a cifre irrisorie. Bastavano trecento euro al mese per abitare in case di cento metri quadri in un contesto esclusivo con posto auto ‘custodito’. E oggi? Dopo giornalate, ispezioni, promesse di maggior perequazione, cosa è cambiato? La risposta è: niente. Nelle case dello stato, gestite dalla soprintendenza ai beni architettonici, abitano ancora ex dirigenti, nonostante abbiano concluso da tempo l’incarico, funzionari e direttori destinatari di stipendi molto alti. Per tutti il canone di affitto è rimasto basso, troppo, a discapito delle casse dello stato.

I NOMI eccellenti che fecero scalpore allora sono quelli che troviamo ancora oggi sui ‘campanelli’ di Boboli: Mario Lolli Ghetti, in pensione come direttore generale del Mibac, Domenico Valentino, ex storico soprintendente dei beni architettonici, Francesca Nannelli, ex funzionaria della soprintendenza andata a Roma. In aggiunta appaiono adesso altri dirigenti e funzionari di altri ministeri e nomi eccellenti, come il soprintendente ai beni archeologici Andrea Pessina, la nuova direttrice manager della Galleria dell’Accademia Cecile Hollberg. Tutti pagano dai 250 ai 350 euro di media per appartamenti che, se lasciati al libero mercato, frutterebbero almeno il quintuplo. Per dovere di cronaca va sottolineato il fatto che le case in questione si trovano in un parco d’eccezione, un complesso monumentale, la cui natura richiede una particolare garanzia di affidabilità dei locatari. In tutto parliamo oggi di circa 65 alloggi: 25 tra Palazzo Pitti e Boboli, 25 nelle ville medicee, 15 nelle vicinanze di Piazza Pitti. Il problema sollevato a suo tempo e ora riguarda la sperequazione del canone di affitto per dirigenti destinatari di pensioni o stipendi annui minimi di 70 mila euro. Nel 2010 il ministero ordinò un’ispezione, a cui seguì una richiesta di adeguamento delle tabelle dei tariffari con cifre più consone. Dopo sei anni, però, ci sono state solo piccole percentuali di rialzo, quando anche un aumento del 60% non avrebbe comunque raggiunto cifre considerevoli.

LA SOPRINTENDENTE ai beni architettonici Alessandra Marino, a suo tempo, dichiarò al nostro giornale che sarebbe intervenuta sulle tabelle per rendere più equi gli affitti. Dopo cinque anni, la soprintendente ci ha spiegato che i cambiamenti sono stati fatti, ma sono ancora in una bozza al vaglio delle autorità competenti. «Il regolamento con i nuovi tariffari è già pronto – spiega l’architetto Marino – e ci sono stati molti correttivi, con aumenti legati alle diverse situazioni lavorative. Non è stato semplice preparare la nuova tabella, anche perché l’avvicendamento delle competenze non ci ha aiutato. Il lavoro che abbiamo fatto è stato molto approfondito e la bozza dovrebbe essere approvata entro l’estate. Ricordo che, comunque, la commissione regionale dei beni culturali ha in programma di realizzare regolamenti unitari».

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