Musei in trasferta, al Bardo le antichità romane degli Uffizi e dell'Archeologico / FOTO

Al museo del Bardo, a tre anni dall’attentato del 18 marzo 2015, si inaugura domenica una mostra, che proseguirà fino al 30 settembre

Gualserio Zamperini e Slim Tlatli

Gualserio Zamperini e Slim Tlatli

Firenze, 15 marzo 2018 - La presenza romana e pre-romana nell’Africa settentrionale cioè in Tunisia: sono una ventina di pezzi tra stele votive, capitelli e funerarie di età imperiale, epigrafi. Così la Toscana chiama Tunisi e il museo del Bardo a tre anni dall’attentato del 18 marzo 2015 si inaugura domenica una mostra, che proseguirà fino al 30 settembre, dedicata alle antichità romane provenienti dalla Tunisia presenti nelle collezioni e depositi degli Uffizi e al Museo Archeologico.

Sarà la prima volta che i reperti, raccolti nel Seicento dal medico Giovanni Pagni di Pisa, finite nella collezione del cardinale Leopoldo de' Medici, e da lì agli Uffizi, che facevano bella mostra di sé all’ingresso della galleria, saranno esposti insieme nella quasi loro totalità.  Per due secoli unici oggetti provenienti dall’Africa esposti in Europa. Si tratta di pezzi recuperati da Pagni secoli fa e che saranno esposti per questa occasione dai depositi dell’archeologico, anche se la potestà dei reperti spetta agli Uffizi.

L’iniziativa vede tra i promotori la Regione Toscana, il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, il Ministero degli Affari esteri, l’Ambasciata italiana a Tunisi e l’istituto italiano di Cultura a Tunisi, il console onorario della Tunisia di Firenze, Gualeserio Zamperini, oltre agli Uffizi. Coinvolti per la Regione la vice presidente ed assessore alla Cultura Monica Barni, il direttore degli Uffizi Eike Schmidt, il direttore del Museo delle grafica dell’Università di Pisa, Alessandro Tosi, che ha collaborato all’iniziativa, il curatore della mostra Fabrizio Paolucci, e Lorenzo Cinatti della Scuola di Musica di Fiesole, che a Tunisi accompagnerà l’inaugurazione con un concerto di un loro quartetto.  Domenica 18 marzo è prevista l'inaugurazione della mostra.

Un doppio appuntamento: il taglio del nastro, ma anche il ricordo delle vittime, ventidue morti (tra cui quattro italiani) - e avrebbero potuto essere anche di più - e quarantacinque feriti. Ci sarà anche un momento musicale ‘toscano' d'eccellenza, con la Scuola di musica di Fiesole, l'apprezzata fondazione senza fine di lucro, partecipata da pubblico e privati, che nel corso degli ultimi decenni ha formato giovani musicisti ed educato alla musica. In occasione dell'inaugurazione, il quartetto Taag e il giovane soprano Yosra Abid saranno gli interpreti del delicato e toccante Stabat Mater di Lugi Boccherini, il virtuoso violoncellista che fu uno dei grandi ambasciatori della musica italiana all'estero sul finire del Settecento.

In particolare sarà eseguita la prima e più intima versione, approntata dal compositore in Spagna nel 1781 e rimasta a lungo inedita. Il concerto darà avvio ad una stagione di nuove collaborazioni della scuola con la Tunisia e con l'istituto di cultura italiano della capitale africana. I tre giorni a Tunisi, ripetiamo,  dal 17 al 19 marzo, saranno inoltre l'occasione, per la Regione, per fare il punto sulle prospettive di sviluppo dei sistemi museali tra Italia e Tunisia. Su questo - e in particolare sugli standard dei musei - il lunedì è stato organizzato un seminario con gli operatori tunisini. Un altro pezzo di cooperazione culturale e internazionale.

La storia inizia nel Seicento, quando il medico e archeologo pisano Giovanni Pagni, si recò in Tunisia attratto dal fascino della cultura millenaria dell'antica Cartagine e lì rimase per un anno al servizio del Bey Murad II. Un viaggio avventuroso, in un luogo in quegli anni non facilmente accessibile. Pagni visitò sicuramente El-Djem, Tuccabor, Suas, Uthina e Vallis, oltre all'antica Cartago, e alla fine il Bey Murad, riconoscente per la guarigione ottenuta grazie all'intervento del giovane medico e professore toscano, lo colmò di doni. Tra questi spiccava appunto una raccolta di oltre venti opere tra epigrafi, stele funerarie e stele votive della Roma dell'età imperiale, che entrarono a far parte della collezione del cardinal Leopoldo de' Medici e, alla morte di questo nel 1675, delle collezioni degli Uffizi.

La mostra che si inaugura al Bardo di Tunisi il 18 marzo, visitabile fino al 30 settembre 2018 e interamente finanziata dalla Regione Toscana, curata da Fabrizio Paolucci, vuole appunto restituire visibilità a questo nucleo di antichità provenienti dalla Tunisia, raccolte nel 1666 dal medico Pagni e, da oltre un secolo, diviso fra i depositi del Museo archeologico nazionale di Firenze e le Gallerie degli Uffizi. "Un incontro di culture - commenta la vice presidente della Toscana, Monica Barni – che costruisce un ponte simbolico che attraversa il Mediterraneo e continua e rafforza il rapporto secolare della Toscana con la Tunisia". I rilievi e le iscrizioni, fra le prime testimonianze dell'Africa romana che era possibile allora ammirare in Europa, furono sistemate nella sala d'ingresso del museo fiorentino e per due secoli furono al centro dell'interesse di studiosi italiani, ma anche francesi e inglesi. Poi sono stati spostati nei depositi e lì, chiusi nelle casse dell'archeologico, sono rimasti per almeno centosessanta anni. Ma la notizia arrivata oggi nel corso della conferenza stampa a Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze per presentare l'iniziativa, annunciata dal direttore degli Uffizi Schmidt, è che le epigrafi, dopo la temporanea a Tunisi, torneranno ad animare l'ingresso del museo fiorentino.  Nella mostra che si inaugura il 18 marzo sarà raccolta per la prima volta la quasi totalità dei reperti raccolti da Pagni da antiche località dell'Africa proconsolare: ventiquattro pezzi in tutto, provenienti da Uthina, Tuccabor e Schauwasch.

Fra queste spiccano una complessa e articolata dedica a Giulia Donna, moglie dell'imperatore Settimio Severo in cui si ricorda la località di Pagus Mercurialis, non altrimenti nota, e un grandioso frammento di architrave dell'antica Suas, che celebra la costruzione, sotto il regno di Marco Aurelio, di un tempio, di un arco e di un complesso di portici. A questi pezzi si aggiungono quattro rilievi punico-romani, provenienti da Cartagine e che raffigurano le massime divinità del Pantheon africano di età imperiale. Offerti in vendita allo Stato da una certa vedova Maddalena Bassano, furono acquis tate nel 1873 da Francesco Gamurrini, direttore delle Regie Gallerie di Firenze, proprio per completare quella singolare collezione, unica in Italia, che agli Uffizi erano arrivate grazie al medico Giovanni Pagni. Quei reperti tornano ora a Tunisi, per sei mesi al Bardo in un'esposizione carica di significati simbolici, grazie ala Regione Toscana, il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, il Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, l'Ambasciata italiana a Tunisi e l'istituto italiano di Cultura a Tunisi, e va considerato anche il grande lavoro del console onorario della Tunisia a Firenze, Gualserio Zamperini, oltre naturalmente agli Uffizi. Nel percorso sarà inserito anche un ritratto di Giovanni Pagni, messo a disposizione dall'università di Pisa. Una mostra che apre le braccia al mondo. 

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