Astori, le indagini: "Una morte che poteva essere evitata"

La tragedia dello scorso 4 marzo. Ecco la tesi della procura

Davide Astori

Davide Astori

Firenze, 11 dicembre 2018 - La morte del calciatore della Fiorentina Davide Astori poteva essere evitata. La procura toscana è giunta a questa conclusione dopo aver letto le perizie del proprio superconsulente, il professore padovano Domenico Corrado. Ed il fascicolo per omicidio colposo, aperto lo scorso giugno dopo l’arrivo degli atti dalla procura di Udine – dove Astori è morto, il 4 marzo scorso –, non è più a carico di ignoti.

Gli indagati sono adesso due. Si tratta di medici che hanno attestato l’idoneità all’attività agonistica del calciatore morto alla vigilia della partita dei viola a Udine: alla medicina sportiva di Firenze, ma anche a Cagliari, dove Astori ha fatto il suo esordio in serie A nel 2008. Nei prossimi giorni, si presenteranno ai pm.

Dunque, per la procura fiorentina, guidata da Giuseppe Creazzo, ci furono dei segnali che qualcosa non andava, nel cuore del difensore nato nel 1987. E non furono ascoltati. Né approfonditi. «Le indagini fatte su Astori erano ‘insufficienti’ per trovare la malattia che poi ha causato la sua morte, una patologia silente non facile da individuare – dichiara il consulente della procura, Corrado –. Io non dico che erano sbagliate, posso solo dire che i due episodi di aritmie registrate in passato potevano indurre a fare ulteriori approfondimenti come previsto dalle linee guida».

Invece il calciatore, bergamasco di San Pellegrino Terme, non ha mai avuto problemi a superare i test di idoneità. Eppure nell’ultimo, effettuato nel luglio del 2017 dal direttore della medicina di sport dell’ospedale di Careggi, Giorgio Galanti, destinatario di uno dei due avvisi di garanzia, si era palesata un’extrasistolia a due morfologie. Un indizio che andava interpreato diversamente, secondo gli inquirenti che in questi giorni hanno «invitato» a comparire in procura i medici sportivi che hanno dato l’ok per l’attività. Astori, ha stabilito la prima perizia che ha messo in moto l’indagine, firmata da Gaetano Thiene e Carlo Moreschi, è morto per una forma di cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro. ù

Una patologia che proprio Thiene, nel 1979, ha scoperto. Questa malattia uccide progressivamente le cellule del miocardio, sostituendole con cellule di grasso e fibrose che possono ostacolare il funzionamento elettrico del cuore, scatenando pericolosi cortocircuiti, anche mortali. Una patologia estremamente subdola che, nelle fasi iniziali, si manifesta con pochi sintomi e che, successivamente, può trarre in inganno gli specialisti persino in sede autoptica: il cuore apparentemente sembra normale. Ma la cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro è particolarmente suscettibile ai grandi sforzi: aumenta il rischio di morte improvvisa di 67 volte ed è la prima causa di morte improvvisa negli atleti.

Ha già ucciso nel calcio Piermario Morosini e lo spagnolo Antonio Puerta. Astori, però, a differenza loro non è morto in campo, ma nella camera dell’hoel «Là di Moret» dove era in ritiro con la squadra di cui era il capitano. Un defibrillatore, hanno stabilito ancora le perizie, sarebbe stato sufficiente a salvarlo, se qualcuno avesse potuto aiutarlo. Ma il numero 13 viola era da solo. Si attardò a parlare con il compagno di squadra, il portiere Sportiello, ed inviò la buonanotte alla compagna Francesca, madre della piccola Vittoria. La mattina, fu subito notata la sua assenza al tavolo della colazione: Astori era sempre il primo a scendere dalla stanza. «Il club viola, da sempre vicino alla famiglia di Davide, ritiene doveroso mantenere un rigoroso silenzio nel rispetto del ricordo del nostro capitano e dei suoi cari, in attesa di ulteriori sviluppi delle indagini», ha fatto sapere la Fiorentina per bocca del presidente Mario Cognigni, appresa la notizia della svolta nel’inchiesta.

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