
di Stefano Brogioni
Chiusa l’inchiesta sul presunto cartello di ditte che avrebbe vinto gare pilotate per l’assegnazione degli appalti per la fornitura di divise per corpi di polizia e altri enti. Il pubblico ministero Leopoldo De Gregorio (nella foto) ha terminato le indagini e chiesto il rinvio a giudizio per 14 imputati e tre ditte. A ottobre, l’udienza davanti al gup Agnese Di Girolamo. Figure chiave dell’inchiesta sono i componenti della famiglia Gabellini, titolari della srl ’Galleria dello Sport’ di Firenze e del marchio ’Vigiland’. ’Mattatori’, secondo l’impostazione della procura, delle forniture di questo specifico appalto. "I Gabellini non hanno né corrotto né alterato gare: sono l’unica azienda di questo settore in Toscana, al processo chiariremo questo malinteso", ribatte invece il loro difensore, l’avvocato Alessandro Traversi.
Con i Gabellini (Rolando, 85 anni, Riccardo, 57, Mattia, 32, Laura Strina, 57, moglie di Riccardo), rischiano il processo gli imprenditori Paolo Franco e Alberto Gaggi, di Prato (amministratori di ‘Snc Confezioni Gim’); Marco Orsi, di Empoli (amministratore di ‘Confezioni Ors snc’); Mirko Martini di Imola (‘Kaama srl’); Fabio Givogre, di Ivrea (‘La Rochelle snc’); Marco Labellarte, di Viterbo (‘Brumar srl’). Accusati di turbata libertà degli incanti i dipendenti pubblici delle ’stazioni appaltanti’, Letizia De Candia (dipendente del Comune di Siena, incaricata di predisporre il bando), Benedetta Fornai (Servizi interni della Polizia Municipale di Cecina) e Gemma Brommo (comandante della polizia municipale di Castiglione della Pescaia). Chiesta l’archiviazione per il comandante della polizia municipale di Scandicci, Giuseppe Mastursi, per Antonio Napoli (capitano dei vigili di S.Giuliano Terme, incaricato di predisporre il bando) e per Marzia Marigo, impiegata della direzione amministrativa della Galleria dell’Accademia, uno degli enti ’serviti’ dal presunto cartello.
I bandi nel mirino della procura, oltre a quelli per il vestiario dei corpi di polizia locale già citati, sono anche quelli di Vaiano e dell’Opera della Primaziale Pisana, ente laico-ecclesiastico che gestisce il complesso del Duomo di Pisa. Agli imprenditori viene contestata l’associazione per delinquere. Si sarebbero uniti "allo scopo di commettere più turbative della libertà degli incanti accordandosi tra loro in modo da realizzare una spartizione territoriale delle Regioni".