Amy Bernardy, pioniera della storia

Biancastella

Antonino

Nella prefazione alla sua tesi di laurea pubblicata nel 1902 il relatore Pasquale Villari, famoso storico, scrisse: "la signorina Bernardy ha dimostrato per gli studi storici un’intelligenza veramente eccezionale, ma in Italia è rarissimo il caso di donne che diano alla luce lavori di storia e si crede perciò che a tali studi esse siano del tutto negate". Un buon inizio per Amy Bernardy, nata a Firenze nel 1880 da padre americano, giunto in Italia come console degli Stati Uniti e da madre italiana. Amy studia a Firenze e si laurea, dunque, in storia e poi anche in paleografia. Dopo alcuni viaggi di formazione in Europa, proprio Villari la fa entrare nella Società Dante Alighieri di cui era presidente, spronandola a occuparsi della diffusione della cultura italiana nel mondo ma in particolare della questione migratoria. Anche per questi suoi interessi ottiene nel 1903 l’incarico di lettrice di italiano presso lo Smith College (Massachusetts), dirigendolo poi fino al 1910. Negli USA inizia anche l’attività di giornalista per riviste italiane e americane e l’oggetto dei suoi articoli sono le condizioni degli immigrati italiani; nel 1908, su incarico del Ministero degli Affari Esteri, conduce un’inchiesta proprio sulle condizioni delle donne e dei bambini italiani immigrati che fa luce sulle dure condizioni lavorative e su alcuni aspetti poco noti delle famiglie durante l’emigrazione come gli abbandoni e i divorzi. Amy, d’altra parte, conduceva le sue indagini in maniera capillare, visitando di persona quartieri, case, scuole e luoghi di lavoro, attenta anche alla questione linguistica e alla permanenza delle tradizioni originarie. Rientrata in Italia, i suoi interessi, a partire dagli anni 30, si spostano verso gli studi etnologici, ma la sua analisi continuerà ad essere rivolta alle questioni sociali. Infine, come componente della Commissione centrale della Società Dante Alighieri, si allineò all’ideologia fascista ma rimase una donna libera dedita solo al suo lavoro di studiosa, antesignana dell’analisi storico-sociologica sul fenomeno della emigrazione italiana. Muore nella sua Firenze nel 1959.

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