EMANUELE BALDI
Cronaca

Amore e morte. Rossella Casini, l’oro civile

Una medaglia alla memoria della giovane Casini, trucidata dalla mafia nel 1981

Rossella Casini

Firenze, 2 giugno 2019 - Prima l'amore. Denso, puro, un pelo ingenuo. Accecato dalla luce dei vent’anni, da un’età senza scorie e piena di colori. E poi la morte. Dura, impastata di sangue e di silenzi. Barbara e meschina. Oggi alle 19 in Prefettura una medaglia d’oro al valore civile verrà appesa al collo di una faccenda vecchia, sporca eppure bellissima, orfana di attori ma viva nella memoria. La storia di Rossella Casini, fiorentina di Borgo la Croce, bionda come un angelo. Il 22 febbraio del 1981 fu stuprata, fatta a pezzi e scaricata in mare come nettezza, vicino a una tonnara a Palmi, in Calabria. L’amore testardo e genuino per il suo Francesco l’aveva risucchiata lì, al capolinea di un’Italia da incubo. Sola. Le unghie forti della sua gioventù non trovarono un appiglio.

La storia. Borgo la Croce, fine anni ’70. In questo scampolo di Firenze seppiata, ancora popolare, figlia dell’uscio e bottega, vive Rossella. Sta al civico 2, all’angolo con piazza Beccaria, con il babbo Loredano, ex dipendente della Fiat e la mamma Clara, casalinga. Ha 21 anni, studia psicologia. E’ bella da far girare il capo a tutti in Santa Croce. Solare, studiosa, occhi chiari spalancati al mondo. Nell’autunno 1977 al civico 2, proprio sopra la famiglia Casini, arriva un ragazzo calabrese. Si chiama Francesco Frisinca, studente fuorisede, iscritto a Economia a Siena. Divide la casa con altri ragazzi. Succede che Rossella perde la testa per lui, lui per lei. Si fidanzano in quella Firenze scapestrata e pimpante che intravede già gli anni ’80. Lei è dolce e limpida, lui scuro, truce.

Massimo Focardi, oggi 67 anni, all’epoca amico della Casini dice così: «Un tempo ci si conosceva tutti nel rione, la Rossella mi presentò questo ragazzo e vidi subito che aveva una faccia strana. Sembrava geloso, ricambiò il saluto appena...». Premonizioni. Qualcosa che sfugge agli occhi innamorati di Rossella. Qualcosa diventa carne e sangue il 4 luglio 1979. La coppia scende in Calabria per le vacanze ma come Rossella mette piede a Palmi il babbo di Francesco, Domenico, viene assassinato da due killer della ‘Ndrangheta. Un fattaccio di nera legato alla faida tra la ‘ndrina Gallico, di cui i Frisina erano parte, e le ‘ndrine Parrello-Condello. Rossella capisce, si spalanca una verità taciuta. Francesco viene da una famiglia mafiosa. E lui la mafia ce l’ha nel Dna.

Tuttoprecipita. Ma non l’amore. Rossella resta al fianco di Francesco. A dicembre il ragazzo viene ferito alla testa durante un agguato, rischia la vita. Lei lo riporta a Firenze, a neurochirurgia a Careggi. Lo convince a squarciare l’omertà a collaborare con la giustizia. Lei pure racconta ciò che ha visto al procuratore fiorentino Francesco Fleury. Poi con la sfrontatezza delle persone vere, riscende in Calabria e prova a parlare con il capo del clan rivale. Vuole mettere un cerotto d’amore. «Noi gli si diceva ‘Oh Rossellina, ma in che situazione ti sei messa?’. E lei rispondeva ‘Voglio salvarlo, mi ha promesso che se vado in Calabria con lui cambierà per me’» ricorda ancora Focardi. Non cambiò niente. Qualcuno sussurrò: «Fate a pezzi la straniera». La ‘straniera’ telefona a casa il 22 febbraio: «Babbo, sto tornando». Non rivide più la sua Firenze.