Agonia Sammezzano, il castello dimenticato

Nonostante la storica struttura sia tra i primissimi posti dei ’Luoghi del cuore’ del Fai, i suoi portoni restano chiusi. L’enigma della proprietà

Migration

di Manuela Plastina

Il castello di Sammezzano continua a rimanere vuoto, col portone chiuso. Eppure in tanti ambiscono a tornare a visitarlo, a respirare il suo stile orientale, a immergersi nelle sue sale dall’architettura, i colori, i materiali che la rendono una diversa dall’altra.

Le rare giornate di apertura organizzate dal Fai fanno il tutto esaurito di prenotazioni in pochi minuti. Il bene, trasformato nella seconda metà dell’800 dal marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona in stile orientale, appartiene ad una società italo–inglese, acquistata all’asta oltre 20 anni, senza mai però riuscire a realizzarvi l’ambizioso piano di recupero per farne un grande resort di lusso. Nel 2017 la società è stata dichiarata fallita e la successiva asta andò deserta. Nel 2019 la proprietà è uscita dal fallimento, potendo riprendere in mano il bene, ma non è ancora cambiato niente.

Attorno al castello di Leccio è nato un movimento popolare importante, guidato dal comitato "Save Sammezzano", da anni in prima linea per promuovere il recupero, la fruibilità e la tutela del bene.

Anche il Fai si è innamorato di questo posto che da anni si piazza ai primissimi posti dei "luoghi del cuore" votati dal grande pubblico. La scorsa primavera il castello è arrivato anche in Parlamento con una proposta di legge presentata dall’onorevole Vittorio Sgarbi: chiedeva "l’acquisto del bene da parte dello Stato, per la sua tutela e per la destinazione di esso a fini di pubblico interesse".

Il disegno legislativo arrivava a un anno dall’appello del vicepresidente esecutivo del Fai Marco Magnifico al governo proprio per acquistare e restaurare il castello attingendo alle risorse del Recovery Fund.

Ma ad oggi niente di tutto questo è avvenuto. Una delegazione di Fratelli d’Italia guidata dal capogruppo in consiglio regionale Francesco Torselli coi candidati alla Camera Michelotti e La Porta e i rappresentanti metropolitani e comunali, si è presentata al castello.

"Nella risposta ad una interrogazione in consiglio regionale – ha detto Torselli – il presidente Giani ha parlato di atteggiamento dilatorio da parte della proprietà. Ma abbiamo saputo che i proprietari non sarebbero mai stati convocati dalla Regione. È una vergogna che questo gioiello dell’architettura eclettica rimanga in questo stato".

I rappresentanti di FdI chiedono "che la proprietà non sia ostacolata dalla burocrazia nel restauro e recupero conservativo del bene, a patto che ne venga garantita la fruibilità pubblica". Il consigliere comunale Oleg Bartolini ha firmato una mozione, così come un documento sarà presentato in consiglio regionale.

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro