
Addio Francesco Nuti Dal Gambrinus all’Indiano i luoghi del cuore per tanti ciak
di Giovanni Bogani
Era nato a Firenze, Francesco Nuti, anche se l’adolescenza l’ha vissuta a Narnali, frazione di Prato. E Firenze compare in molti dei suoi film. Già nel primo, "A ovest di Paperino", girato con i Giancattivi, il trio nel quale recitava con Alessandro Benvenuti e Athina Cenci. Li ritroviamo tutti e tre a lanciare sassi nella scalinata dei Bastioni in piazza Ferrucci, o a correre, inseguiti da due vigili urbani, lungo un cavalcavia in acciaio sopra viale Matteotti, che oggi non esiste più. I due vigili urbani erano sono interpretati dai fratelli Briganti, Lionello e Lido, titolari dell’omonimo, leggendario ristorante di piazza Giorgini.
Ma quello che viene in mente, soprattutto, è il biliardo di "Io, Chiara e lo Scuro". Si gira, diretti da Maurizio Ponzi, in quello che era il tempo del biliardo fiorentino, il caffè Gambrinus, allora anche sede di un cinema, oggi divenuto Hard Rock Cafè. Lì, sotto le lampade verdi, Nuti affronta un campione vero, Marcello Lotti, "Lo Scuro", che accetta di interpretare se stesso, surreale e minaccioso, con gli occhi cerchiati di nero…
In "Caruso Pascoski di padre polacco" sono molte le scene girate a Firenze. Le ricorda un attore che era fra i protagonisti di quel film, Antonio Petrocelli: "Abbiamo girato alle Cascine la scena, diventata cult, in cui si discute se la mortadella sia comunista, il salame socialista, il prosciutto democristiano, e le salsicce repubblicane… Ricordo la complicità, quell’intesa meravigliosa che a volte si crea. Francesco era un capocomico che appena vedeva la spalla ‘in forma’, era felice di dare spazio. Era generoso, anche in questo. E con me è stato grande, perché mi ha dato la possibilità di affermarmi come attore comico, dopo che avevo fatto solo cose autoriali, drammatiche".
Entrambi toscani, ma figli anche del Sud. Per Francesco, una madre crotonese. Per Antonio, origini lucane. "Io ho sempre visto nei suoi occhi un grumo di nostalgia, un dolore antico che conosco molto bene: secoli di Sud, sentirsi fiorentini ma anche figli di un’altra storia. Quando lo andavo a trovare, parlavo con sua madre. Mi chiedeva: ‘Senta, quando scende giù me la manda qualche cartolina di Crotone?’, e mi faceva una immensa tenerezza".
In "Caruso Pascoski" il caffè dove Nuti ha la sua prima crisi in pubblico è il caffè Rivoire di piazza della Signoria; la seconda crisi ce l’ha nel giardino sull’Arno della Società Canottieri, lì dove poi sarà girato anche "Hannibal". Il cinema dove Nuti e la moglie si incontrano clandestinamente è l’Excelsior, oggi libreria Seeber. I tavolini all’aperto dove Nuti legge il giornale e parla con l’amico Petrocelli sono in piazza Santa Croce. La panchina della scena della mortadella di cui si parlava prima è nel Piazzaletto dell’Indiano, alla fine del parco delle Cascine. Mentre Nuti e Petrocelli dialogano anche camminando sulla Pescaia di San Niccolò. Fra gli esterni, anche piazza Santa Croce con tanta neve finta. In "Donne con le gonne" si gira al cimitero di Settignano, dove la nonna del personaggio di Nuti si lancia nella fossa dove viene sepolto il marito, si gira nel piazzale delle Cascine, e nell’ex sanatorio Banti a Montorsoli, oggi chiuso.
Antonio Petrocelli, al telefono, non nasconde le lacrime: "Con Francesco, la vita è stata feroce. Penso al dolore enorme che ha patito in questi anni, quando dopo essere salito su all’Olimpo ti ritrovi scaraventato giù dal Paradiso, senza la possibilità di parlare, tu che con la parola ti difendevi e conquistavi il mondo. E penso che gli anni dei film fatti con Francesco sono stati gli anni della nostra gioventù, della vita piena, dei film fatti con la gioia di una creatività libera, fatta di intuito e di scoperte. Un tempo che non tornerà più".