"Fedeli, non siete lontani da Dio. Ma l'Eucaristia si può ricevere"

Don Giovanni Momiglia, responsabile dell'Ufficio diocesano Sociale e Lavoro di Firenze, interviene sulla lontananza dei fedeli dalle celebrazioni pasquali

Don Momigli (foto New Press Photo)

Don Momigli (foto New Press Photo)

Firenze, 6 aprile 2020 - C’è chi, in nome dell’incarnazione, rivendica la possibilità di nutrirsi del corpo di Cristo anche in questo tempo di pandemia. Una possibilità che non è mai venuta meno, sia pur con le dovute accortezze per tutelare la salute fisica, ossia il corpo dell’uomo, come hanno ribadito anche recentemente i vescovi toscani: «I fedeli che vorranno accostarsi alla Comunione in tutto il tempo pasquale…, fintanto che rimarranno in vigore le restrizioni concernenti le celebrazioni con il popolo, potranno farlo solo in modo privato. I sacerdoti si rendano disponibili facendo attenzione al rispetto delle normative sanitarie in vigore e a evitare che si formino raggruppamenti».

La sofferenza del “digiuno eucaristico”, data dal senso di responsabilità collettiva, unita alle sofferenze per i lutti, le fatiche e i molteplici problemi causati della presente pandemia, ci impone una purificazione della fede, rimettendo al centro il suo fondamento, ossia Cristo risorto, e ricercando il senso vero del nostro essere comunità. Inoltre, può far sgorgare una preghiera più intensa, come suggerisce il salmo 41: «Come la cerva anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio».

E occorre pure un rinnovato e attento ascolto, porgendo l’orecchio del cuore e della mente alla Parola di vita che Dio sempre ci rivolge, anche quando sembra di sentire solo il suo silenzio. Il non poter partecipare fisicamente alla celebrazione eucaristica, che comunque viene celebrata anche in mancanza della presenza fisica del popolo, senza che venga meno il suo valore universale, ci assimila a tutti quei malati e quegli infermi che, a causa della loro fragilità, sono costantemente impossibilitati a partecipare alla santa Messa, ma non sono privati del corpo di Cristo quando lo desiderano.

San Vincenzo de’ Paoli diceva «Non dovete preoccuparvi e credere di aver mancato, se per il servizio dei poveri avete lasciato l’orazione. Non è lasciare Dio, quando si lascia Dio per Iddio, ossia un’opera di Dio per farne un’altra». Oggi mi pare che quest’opera di Dio sia quella di mantenere il necessario distanziamento, che, a determinate condizioni, non impedisce di nutrirsi del corpo del Signore risorto.

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro