Dalla pandemia usciremo diversi. Migliori? Dipende da noi

Il messaggio di don Giovanni Momigli

Don Momigli (foto New Press Photo)

Don Momigli (foto New Press Photo)

Firenze, 11 aprile 2020 - Celebriamo la Pasqua con la ritrovata consapevolezza della nostra fragilità e vulnerabilità personale e sociale, dopo che in modo doloroso e drammatico il CoViD-19 ci ha strappato le maschere delle nostre presunte sicurezze, con le quali abbiamo coltivato l’illusione di essere quello che non siamo, e ha rimescolato tutto, dimostrando che tutto è davvero interconnesso e che l’autoreferenzialità di ogni tipo è demagogia e astrazione.

Dalla pandemia usciremo sicuramente diversi sul piano personale, sociale, culturale, economico ed ecclesiale. Se ne usciremo migliori dipende da noi. Se, per il bene e la salute pubblica, occorre il distanziamento sociale, rinunciando al con-tatto, non si deve però rinunciare al cuore e alla ragione e neppure alla luce e alla forza dalla fede.

Vivremo la Pasqua all’interno delle nostre case, non potendo partecipare alla celebrazione eucaristica per evitare la diffusione del virus, giacché, come ha scritto il cardinale Betori ai preti fiorentini, “non si deve pretendere che il Signore rimedi alla nostra irragionevolezza, ma aiuti la nostra saggezza!”. Saggezza necessaria a tutti anche per non sottovalutare il fattore tempo nell’affrontare con efficacia la tenuta psicologica, sociale ed economica del Paese. Servono interventi creativi e realisti, incisivi e lungimiranti, ma serve pure una forte moralità personale e collettiva, lo sviluppo di un nuovo pensiero, la collaborazione fra i vari soggetti e una politica matura che, evitando la vuota polemica, punta a scelte coraggiose e innovative.

Come credenti, in questo tempo, possiamo riscoprire la centralità della parola di Dio e che «la presenza del Signore abita nella famiglia reale e concreta, con tutte le sue sofferenze, lotte, gioie e i suoi propositi quotidiani», come ricorda Papa Francesco (A.L 315). Consapevoli che il Signore abita pure nella vita quotidiana delle nostre città, oggi tristemente vuote.

Cristo risorto si è rivelato a Maria di Màgdala al sepolcro, luogo del dolore e del lutto. In questa Pasqua, segnata da incertezza, difficoltà, dolori e lutti, ci accompagna la certezza che il Signore risorto, a chi lo cerca con fede e amore, darà la gioia di incontrarlo e di riconoscerlo sentendosi chiamare per nome.

Buona Pasqua!

* Don Giovanni Momigli è responsabile dell'Ufficio diocesano di Firenze per il sociale e il lavoro

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