
. Rebecca Corsi, vicepresidente e amministratore delegato dell’Empoli Fc, ha curato personalmente il design delle divise da gioco
di Simone Cioni
EMPOLI
Vetro, Collegiata, stadio. Ognuna delle tre divise ufficiali da gioco dell’Empoli per questa stagione è un omaggio a un simbolo della città. Dall’azzurro brillante della prima al vinaccia della terza passando per il bianco con banda blu della seconda le nuove divise del club azzurro intendono sottolineare il radicamento del club nella storia della propria città, come spiega l’ideatrice, nonché amministratore delegato e vice presidente Rebecca Corsi. "L’idea è nata dalla volontà di rafforzare il legame tra la squadra e la sua comunità, un qualcosa che unisse ancor di più l’Empoli Fc con Empoli – spiega –. Abbiamo scelto tre simboli fortemente identitari: il vetro, la Collegiata e infine il nostro stadio, con la Maratona, per unire idealmente squadra e tifosi dentro la maglia. Una scelta che alla luce della retrocessione dello scorso campionato assume un significato più profondo: ricominciare insieme, compatti, con ancora più forza".
Quale obiettivo vi siete posti nel disegnarle?
"Volevamo unire tradizione e innovazione. Da un lato rispettare la nostra identità, dall’altro proporre un design moderno, riconoscibile e capace di distinguersi anche fuori dal campo. Una maglia che fosse la divisa da gioco della squadra ma che possa essere utilizzata anche nella vita di tutti i giorni, non solo come articolo sportivo".
Anche colori e toni hanno un preciso significato?
"Sì, ogni scelta cromatica è stata pensata con attenzione. I toni dell’azzurro, del bianco e delle sfumature richiamano i simboli a cui ogni maglia è dedicata, valorizzandone i dettagli, con lo scopo di trasmettere appartenenza e orgoglio. Storicamente la prima e la seconda maglia sono azzurra e bianca; la terza, invece, rappresenta sempre un elemento di rottura. Quest’anno abbiamo scelto una colorazione che rimanda alla nostra storia, rivisitata però in chiave contemporanea".
Vi siete ispirati alla prima divisa della squadra degli anni Venti?
"L’Empoli spesso ha scelto tonalità simili, come ad esempio nella maglia celebrativa indossata in occasione del centenario. Anche in questo caso ci siamo rifatti ad alcune divise storiche, inserendo però un tocco di modernità. È un modo per dare continuità alla nostra storia senza smettere di guardare avanti".
Come nasce ogni volta il design delle maglie?
"La maglia è un qualcosa che sento come mio e ogni anno puntiamo ad un prodotto pulito, lineare e che sappia valorizzare il materiale. I bozzetti di Kappa, in linea con le mie idee e la mia visione, rappresentano un punto di partenza. Su quelli lavoriamo, apportiamo le modifiche che riteniamo opportune e curiamo i dettagli, per arrivare al risultato finale".
Tra le tre ce n’è una di cui è particolarmente fiera?
"Se devo sceglierne una, dico proprio la terza maglia. Mi piace molto l’accostamento di colori, ma soprattutto la presenza della Maratona: il luogo simbolo del tifo e del cuore azzurro. Non a caso, l’unico settore destinato a restare intatto nel nuovo stadio".
C’è invece una maglia del passato a cui è particolarmente legata?
"Ce ne sono tante, ma in particolare quelle delle stagioni in cui abbiamo raggiunto traguardi importanti. Ogni divisa porta con sé emozioni e ricordi indelebili".
Che feedback avete avuto dai tifosi?
"I riscontri sono stati molto positivi. I tifosi hanno apprezzato l’idea di celebrare la città e i suoi simboli attraverso le maglie. Per noi è motivo di grande soddisfazione, ma allo stesso tempo uno stimolo a guardare avanti: stiamo già ultimando la maglia per la stagione 2026-‘27 (sorride, ndr)".
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