
EMPOLESE VALDELSA
La Toscana diventa la prima regione italiana a portare la pillola abortiva fuori dagli ospedali, cioè a evitare alla donna che deve interrompere la gravidanza, la frequentazione dei reparti di ginecologia. La giunta regionale ha infatti approvato la delibera sulla Ru486 in ambulatorio e sul territorio empolese si accelera per trovare spazi idonei al nuovo servizio. La dottoressa Valeria Dubini, direttore della rete consultoriale della Asl Toscana centro, da tempo è impegnata su questo fronte. E’ stata colei che ha fatto ripartire il percorso di somministrazione della Ru486 al San Giuseppe dopo un lungo stop "per motivi organizzativi, logistici e di personale", così spiegò l’Asl all’epoca.
Dottoressa, come cambierà l’iter per le donne dell’area empolese che richiederanno il percorso farmacologico?
"La somministrazione della Ru486 al di fuori dell’ospedale dovrà essere comunque sempre in collegamento con l’ospedale, in ambulatori specializzati e autorizzati a farlo. È un passo avanti importante per estendere un’appropriata prestazione sanitaria. Per l’Empolese uno spazio adatto all’attivazione del servizio potrebbe essere l’ex consultorio del distretto di Rozzalupi. La delibera regionale indica quattro mesi di tempo per l’avvio. In autunno pensiamo di essere in grado di partire". Quante donne ricorrono all’aborto medico?
"Su una media di sette aborti alla settimana praticati al San Giuseppe, uno o al massimo due sono tramite somministrazione della Ru486, gli altri sono chirurgici. Il primo è un percorso più lungo, l’altro si risolve in pochi minuti. Ma chi pratica l’aborto con la pillola si espone a minori rischi per la propria salute e matura maggiore consapevolezza che riduce il fattore recidiva". Come si accederà al servizio in ambulatorio?
"La donna dovrà presentarsi munita del certificato di richiesta di interruzione volontaria di gravidanza rilasciato dal medico. Dopo l’accettazione verrà fissato l’appuntamento per l’assunzione del primo farmaco. Il secondo intervento avviene dopo circa 48 ore, con la somministrazione del secondo farmaco. Il terzo accesso è dopo un paio di settimane per verificare che l’espulsione sia avvenuta correttamente".
Ci sarà bisogno di integrare il personale sanitario?
"No, è più facile trovare medici non obiettori sul territorio che in ospedale".
Irene Puccioni