REDAZIONE EMPOLI

Note di classica Lo ’Stabat Mater’ per il gran finale

L’ultimo concerto è dedicato all’opera di Rossini. Appuntamento venerdì alla chiesa degli Agostiniani.

Note di classica Lo ’Stabat Mater’ per il gran finale

EMPOLI

Giunge a termine la rassegna “Note di... Classica e altri suoni 2023”, che venerdì prossimo vedrà svolgersi il terzo ed ultimo concerto di questa edizione. L’iniziativa, la cui direzione artistica è affidata al maestro Alessandro Bartolozzi, è giunta alla quindicesima edizione ed ha ottenuto patrocinio del Comune di Empoli, dell’Arciconfraternita Misericordia di Empoli, dell’associazione culturale MusicArt, dell’associazione culturale Mosaico, dell’Accademia Collegio de’ Nobili e del Lions Club Empoli Ferruccio Busoni. Il palcoscenico di questo ultimo evento sarà la chiesa di Santo Stefano degli Agostiniani, dove a partire dalle ore 21.15 sarà ospitato “Stabat Mater” di Gioacchino Rossini con Katerina Kotsou (soprano), Ramona Peter (contralto), Maurizio Marchini (tenore), Romano Martinuzzi (baritono), Schola Cantorum Labronica e orchestra Il Mosaico. Saranno presenti Alessandro Bartolozzi (direttore), Maurizio Preziosi (maestro del coro), Saverio Mancuso e Giorgio Maroni (maestri collaboratori). L’ingresso all’evento, in collaborazione con la Venerabile Arciconfraternita della Misericordia di Empoli, è gratuito.

“Stabat Mater“ è ambientato nel periodo immediatamente successivo al Guillaume Tell e Rossini non è in buone condizioni di salute e in preda a primi sintomi di esaurimento nervoso. Comincia a buttar giù la partitura dello “Stabat Mater“, ma non se la sente di terminarla e affida le ultime quattro parti all’amico Tadolini. Passano gli anni e, sentendosi vicino alla morte, Rossini si affretta a riprendere in mano lo “Stabat Mater“ rifacendo di proprio pugno le parti che aveva affidato a Tadolini. Lo “Stabat Mater“ fu eseguito a Parigi il 7 gennaio 1842 sotto la direzione di Donizetti, non riuscendo Rossini a sopportare la fatica e l’emozione di apparire in pubblico. Scrittura profonda e tormentata, lo ‘Stabat’ rossiniano è stato fin da subito accusato di profanare la forma sacra, introducendo stilemi tipicamente operistici. In realtà la scrittura, che i critici come gli ascoltatori di ogni tempo individuano come operistica, non è altro che il modo caratteristico di esprimersi di Rossini, che qui si adopera per trovare la forza di stemperare la sua traboccante drammaticità senza rimanerne schiacciato.